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🇦🇷 L’Argentina si ferma. Sciopero generale contro Milei: i lavoratori in piazza difendono la democrazia sociale
Dal nostro corrispondente a Buenos Aires
Giovedì 11 aprile è stato proclamato uno sciopero generale in tutta l’Argentina. A convocarlo è la CGT, la più grande centrale sindacale del Paese, guidata – tra gli altri – da Héctor Daer.
Ma stavolta non si tratta solo di una vertenza sindacale: è una risposta compatta e trasversale contro le politiche ultraliberiste del presidente Javier Milei.
Da mesi, il governo argentino porta avanti un’aggressiva campagna di smantellamento dello Stato: tagli radicali alla spesa pubblica, licenziamenti massicci nel settore statale, cancellazione di diritti sindacali e sociali, privatizzazioni e una maxi-riforma – la cosiddetta “Ley Ă“mnibus” – che riscrive pezzi interi del sistema democratico. Il tutto in nome del “mercato” e del “nuovo ordine”.
A farne le spese sono milioni di cittadini: inflazione galoppante, aumento della povertĂ , salari erosi, ospedali e scuole in crisi. Le proteste non arrivano solo dai sindacati: anche studenti, docenti, pensionati e piccoli imprenditori sono scesi in piazza, dando vita a una delle mobilitazioni piĂą ampie degli ultimi anni.
L’Argentina vive oggi un momento cruciale. Eppure, in Europa – e in Italia in particolare – la percezione è distorta o assente.
Ricordiamo che la premier Giorgia Meloni si è congratulata personalmente con Javier Milei dopo la sua elezione, definendolo un esempio di “svolta”. E allora vale la pena chiedersi: è questo il modello a cui guardiamo con simpatia?
Lo sciopero dell’11 aprile è un messaggio forte e drammatico: la società argentina sta difendendo il diritto a non essere spinta nel baratro in nome di un’ideologia economica estrema.
E mentre in Italia si discute di tutto tranne che di diritti sociali, ciò che accade qui meriterebbe di essere osservato con attenzione.
Perché ciò che si sperimenta oggi a Buenos Aires potrebbe domani riguardare anche Roma.
Foto il direttore de Litaliano con Hector Daer