Allarme UNICEF in Pakistan: le piogge sono finite ma i bambini continuano a morire

NEW YORK – “Le piogge sono terminate e purtroppo in larga misura anche l’attenzione dei media. 4 milioni di bambini lottano ancora per la sopravvivenza vicino le acque contaminate e stagnanti delle alluvioni. Con le case distrutte, soffrono un difficile inverno, senza rifugi decenti”. È l’allarme lanciato da Abdullah Fadil, rappresentante dell’UNICEF in Pakistan, che aggiunge: “Avrete visto tutti le immagini che raccontano questa storia straziante: i villaggi sono stati trasformati in isole, i bambini in orfani, le famiglie vivono ancora sotto brandelli di plastica in condizioni letteralmente glaciali. Anche i numeri raccontano una storia, la storia di un incubo in corso per i bambini del Pakistan”.
“Nei distretti colpiti dalle alluvioni”, prosegue Fadil, “circa 1,6 milioni di bambini già soffrivano di malnutrizione acuta grave, mentre altri 6 milioni soffrono di malnutrizione cronica, una condizione che può causare danni irreversibili al cervello, al corpo e al sistema immunitario dei bambini. Dopo le inondazioni, l’UNICEF si aspetta che questa situazione peggiorerà esponenzialmente”.
“27.000 scuole sono state spazzate via”, riferisce ancora Fadil che poi osserva: “nonostante la tragedia in corso, nonostante le giovani vite in gioco, l’attuale appello dell’UNICEF di 173 milioni di dollari è finanziato meno della metà. Questo nonostante il nostro lavoro in quasi tutti i settori, che raggiunge milioni di bambini. La scorsa settimana, i donatori internazionali si sono impegnati per oltre 9 miliardi di dollari per aiutare il Pakistan a riprendersi dalla catastrofe. Questo è un gesto molo generoso. Ma i bambini devono essere al centro degli sforzi di ripresa, riabilitazione e ricostruzione”.
“Una reale ripresa economica e una crescita sostenuta possono essere raggiunte solo se faremo gli investimenti necessari per rispondere ai bisogni immediati e di lungo periodo dei bambini”, sostiene il rappresentante UNICEF, per il quale “è anche fondamentale investire nella costruzione del capitale umano e della resilienza, soprattutto nel Sindh rurale e nel Balochistan dove è avvenuta la maggior parte della devastazione. Queste comunità vulnerabili hanno bisogno di un accesso sicuro ai servizi essenziali come assistenza sanitaria, nutrizione, istruzione, protezione e igiene, soprattutto coloro nelle comunità remote e scarsamente servite”.
“Il Pakistan è un noto hotspot climatico ed è solo questione di tempo prima che un altro disastro climatico su larga scala colpisca i bambini del Paese”, conclude Fadil. “Abbiamo bisogno di finanziamenti flessibili per raddoppiare i nostri sforzi oggi e di investimenti a lungo termine che affrontino le persistenti disuguaglianze che le bambine e i bambini hanno dovuto affrontare per troppo tempo“. (aise)

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Redazione
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