Bandiere, ponti e diplomazia per l’autonomia: la Premier Meloni alla Conferenza di Ambasciatrici e Ambasciatori

ROMA – “Grazie per il lavoro silenzioso e strategico che portate avanti ogni giorno nell’interesse della nazione. Voi siete bandiere dell’Italia, nel senso che portate un’identità che è sempre la base per qualsiasi tipo di dialogo. Perché “non si può parlare con altri se non si è consapevoli di ciò di cui si è portatori. E questo, chi svolge il compito di Ambasciatore, lo capisce molto bene”. È iniziato così il lungo discorso che la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha rivolto agli 100 ambasciatori presenti questo pomeriggio alla Farnesina per la XV Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia nel mondo in corso a Roma.
La Premier, è stata preceduta dall’introduzione del Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ettore Sequi, che ha ringraziato la Premier per l’importante partecipazione del Governo alla Conferenza “che ci sprona a fare sempre meglio”. “L’Italia – ha spiegato Sequi – si merita una politica estera che la renda protagonista nel mondo. Il MAECI continuerà a farlo e a farlo bene, innovandosi e agendo nel Sistema Paese”, promuovendo la “coesione sociale”, stando “a testa alta nei vari consessi internazionali, senza spirito di subalternità”, ed esportando “l’immagine dell’Italia nel mondo”. E per fare questo “si avverte l’esigenza di avere più Farnesina, più diplomazia”. “La nostra ambizione è quella di operare affinché sia l’intero Paese a trarre vantaggio da ogni nostra attività di diplomatici”.
Una battuta ce l’ha avuto anche il Titolare della Farnesina, il Ministro Antonio Tajani, secondo il quale, dalla due giorni di Conferenza è emerso in modo chiaro una questione, ossia: “la consapevolezza e l’orgoglio di essere italiani”. E dunque “basta autoflagellarci, basta sottovalutarci, perché fuori dai nostri confini nazionali, il giudizio dell’Italia è molto migliore rispetto a quelli che tanti italiani danno di noi stessi”. E secondo il Ministro ciò “è importante per lanciare un’offensiva politica”. Una politica estera che “non è un privilegio di cui si occupano solo il titolare del MAECI e gli Ambasciatori, ma tutti. Tutti sono protagonisti della politica estera del nostro Paese. L’Italia è tutta unita. C’è la diplomazia politica, c’è quella militare, c’è quella dei professori che insegnano italiano nel mondo, ci sono gli imprenditori. Tutti insieme abbiamo dimostrato che c’è un’unità di intenti. E i nostri Ambasciatori torneranno nelle loro sedi consapevoli su cosa dover fare”. C’è “grande coesione al livello governativo” su questo punto. Per questo “continueremo a lavorare in sintonia con i Ministri del Made in Italy, dello Sport e della Ricerca. La partita si vince giocando tutti insieme”.
Ha poi preso parola la Premier Meloni, che dopo aver ringraziato gli Ambasciatori per il loro lavoro, si è poi interrogata sulla difficoltà della vita di un diplomatico: “essere sempre sradicati, di ricominciare sempre di nuovo, vivere una vita sempre sospesa. Come se non si potessero mai mettere radici. E come si fa a tenere quelle radici quando sembra di non poterle fissare mai? Si tengono solo se le radici le si hanno dentro di sé, se si portano con sé. È difficile, però, ed è un lavoro per il quale non c’è prezzo. È una missione, e così deve essere interpretata e riconosciuta”.
Bandiere e ponti. Questi i due concetti secondo la Premier che rappresentano al meglio gli Ambasciatori dell’Italia: “bandiere di identità, ponti per costruire un dialogo con altre identità, con altri mondi e altre realtà. E attraverso quei ponti far capitare delle opportunità per l’Italia. È un lavoro estremamente importante e lo capisco ancora di più oggi, in questa nuova veste da Premier. Nei molti incontri internazionali che ho avuto in queste settimane, mi sono resa ancora più conto di quanto interesse e quanta richiesta, voglia e disponibilità ci sia nel mondo. Arte, cultura, lavoro, eccellenza, sapere: questo è il nostro portato”. Ma questo “portato”, secondo Meloni, deve necessariamente passare per la nostra lingua. È su questa che ha poi voluto porre l’accento: “l’italiano è uno straordinario diplomatico”. “Mi accorgo come noi tutti veniamo travolti dall’uso dalle parole straniere. Ma la nostra è una lingua complessa e carica di sfumature. E per questo dobbiamo utilizzare di più l’italiano, perché significa difendere la profondità della nostra cultura”. È però importante non cadere nell’ingenuità e pensare di poter “vivere di rendita”. C’è bisogno di innovarsi e rinnovarsi, perché “la competizione globale anche sul piano culturale è sempre più accesa e dobbiamo essere pronti, essendo all’altezza delle mutazioni, comprese quelle tecnologiche. Come Governo ci siamo spesi per questo”.
Rispetto alla diplomazia ha spiegato come non sia un caso l’aver voluto fare il primo viaggio internazionale come Governo a Bruxelles e immediatamente dopo aver incontrato il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg. Sono scelte chiare, che alimentano la diplomazia, che “non è un lavoro facile”, e che “richiede tempo”. “Alle volte può sembrare di sottrare forze alle politiche interne – ha precisato la Premier -, ma non è così. La diplomazia internazionale significa ottimizzare il lavoro che si fa a livello nazionale”. A maggior ragione se “intorno a noi il mondo sta cambiando”. Così come le consapevolezze che noi occidentali avevamo sono mutate nel corso del tempo e “si sono rivelate diverse da come credevamo”. Un esempio su tutti, ha ricordato la Presidente del Consiglio, ossia “la globalizzazione, con la quale pensavamo che ci sarebbe stata una maggiore distribuzione della ricchezza nel mondo e che sistemi meno democratici si sarebbero piano piano avvicinati al nostro modello. E invece è accaduto l’esatto contrario. La ricchezza si è concentrata verso l’alto e i regimi si sono rafforzati con quel libero commercio. E chi si è indebolito siamo stati noi”. Rispetto questo punto, la politica estera deve tener conto anche attivando quei meccanismi di difesa. È proprio sulla difesa che si è voluta poi concentrare Meloni: “la nostra libertà non è più scontata. E niente esiste se non lo difendiamo”, ha spiegato pensando anche e soprattutto al conflitto in Ucraina, definendolo un “conflitto che non si combatte solo in Ucraina”, quanto piuttosto “un conflitto molto più grande”.
“Ci troviamo di fronte a sfide enormi”, ha continuato, parlando ancora della situazione energetica e della difesa del nostro sistema, “e di fronte a queste dobbiamo utilizzare tutte le nostre risorse, anche superando gli steccati tra i vari strumenti della nostra politica estera. Bisogna rendere totale e migliore questa sinergia, perché siamo di fronte a una missione, che è quella che dobbiamo difendere il sistema che abbiamo creato sulle macerie della seconda guerra mondiale. “Difendere” si direbbe “semplificare il mondo libero”. Ed è una missione perché non c’è crescita e non c’è sviluppo senza dove non ci sono sicurezza e libertà – ha aggiunto -. Ma dobbiamo anche rifiutare il rischio che l’attuale contesto si risolva nel semplice racconto dell’occidente contro il resto del mondo. E in questo la diplomazia è fondamentale”.
Parlando poi di geopolitica, la Premier Meloni ha evidenziato l’appartenenza dell’Italia all’occidente, anche perché “se non ci fosse l’Italia non ci sarebbe l’occidente”. E secondo lei, infatti, “l’Occidente è un’appartenenza, non una semplice organizzazione. E l’Italia fa parte dell’occidente per destino, non per banale scelta politica”. Per perseguire i suoi obiettivi è decisivo “il dialogo”, che rafforza l’intesa con i paesi amici e partner e che può far “impostare le relazioni con tutti gli altri”. “L’Europa – si è augurata la Premier – deve essere un attore globale che deve essere consapevole di qualcosa di cui non sempre è stata consapevole: quando qualcuno lascia un vuoto, qualcun altro prende quello spazio. Come successo in Africa. Abbiamo arretrato nel continente e qualcun altro ha preso quello spazio”. Poi, per quanto riguarda il conflitto ucraino, ha spiegato come “la stella polare del nostro impegno rimane la ricerca del dialogo e la cessazione delle ostilità, a cui dovrà seguire una “pace giusta”. Ma c’è bisogno di equilibrio fra le forze in campo per fare una pace”.
Arrivando allo scottante tema della dipendenza energetica, la Presidente Meloni ha spiegato come pandemia e crisi in Ucraina abbiamo dato conto delle “nostre troppe dipendenze”; quella energetica con la Russia, quella di sicurezza con gli Stati Uniti; e il rischio è “di diventare dipendente dall’energia cinese”. Questa delle dipendenze “è una materia strategica per il quale il ruolo della diplomazia e degli Ambasciatori è fondamentale”. Tornando poi all’energia: “sono favorevole alla transizione ecologica, ma non ho timore di dire che se si vuole perseguire una transizione fondamentale devi preoccuparti prima di essere tecnologicamente all’altezza del processo”. “L’Italia è reduce dalla vittoria del tetto al gas. Una battaglia vinta anche grazie al Governo precedente”.
Ma dalla tragedia si apre “un’opportunità” per l’Italia. “Con un po’ di diplomazia fatta bene, con un po’ di risorse fatte bene, con un po’ di strategia e con un po’ di dedizione, potremmo arrivare fra non molto a rappresentare lo snodo dell’approvvigionamento energetico dell’intera Europa. E può essere anche un’occasione per realizzare il “Piano Mattei” per l’Africa, cioè un modello che non sia predatorio ma che sia un modello nel quale si lascia sviluppo nei Paesi dove vai. E per questo – ha spiegato rivolgendosi alla platea di Ambasciatori situati di fronte a lei – contiamo sulle vostre capacità”.
Riguardo la dipendenza sulla sicurezza dagli USA, poi, ha ribadito il suo pensiero rispetto alla spesa militare: “è una spesa necessaria per difendere i propri interessi nazionali. L’Europa si è trovata indietro e sta recuperando. Ma l’Europa deve essere un modello complementare con quello degli Stati Uniti”.
E, infine, rispetto alla sfida economica ha detto: “bisogna rimanere competitivi indipendentemente da come gli altri si muoveranno. Il fatto che se ne parli secondo me è una presa di coscienza fondamentale sulla quale l’Italia deve fare la sua parte. Siamo pronti a sostenere qualsiasi iniziativa che l’Europa voglia portare avanti per migliorare il potere d’acquisto delle nostre famiglie. In questo, ovviamente, possiamo anche lavorare come Italia, perché noi abbiamo molto da dire”. Per questo secondo lei è così importante “continuare a diversificare i nostri mercati di approvvigionamento”, e per farlo “dobbiamo imparare a ragionare molto di più da Sistema Paese, come fossimo una cosa sola”.
“L’Italia, nonostante tutti i suoi problemi, è molto facile da amare – ha enfatizzato avviandosi alla conclusione -. Dobbiamo essere bravi a trasferire quell’amore. E anche con tutte le nostre mancanze in termini di risorse economiche e disponibilità, siamo attrezzati a fare il lavoro diplomatico. Forse siamo attrezzati come nessun altro Paese in termini di risorse umane. Faremo del nostro meglio per aumentare queste risorse, però è un lavoro che non si potrebbe fare senza di voi”.
Per la chiosa conclusiva, la Premier ha voluto prima ricordare Luca Attanasio (Ambasciatore ucciso in Congo nel febbraio del 2021), poi dedicare un pensiero a Susanna Schlein (Primo consigliere dell’Ambasciata d’Italia ad Atene vittima nelle settimane scorse di un attentato del quale è riuscita a scampare) ed evidenziando l’impegno dei militari all’estero, specie in questo periodo natalizio. (l.m.\aise)

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Redazione
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