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Chi comanda davvero all’estero? Diplomazia, un potere che non risponde a nessuno
tulliozembo
Il Parlamento, che fa le leggi, Il Governo, che le applica, la Magistratura, che fa rispettare le regole.
A questi si aggiungono tanti uffici, strutture e persone che fanno funzionare lo Stato. Tra questi ci sono ambasciatori e consoli, cioè i diplomatici.
Ma c’è un problema che nessuno racconta: la diplomazia italiana non risponde davvero a nessuno.
O meglio: non risponde al governo eletto dal popolo.
Non risponde nemmeno ai cittadini che si trovano all’estero.
E spesso, fa semplicemente quello che vuole.
Come funziona?
I diplomatici entrano per concorso e fanno carriera all’interno di un sistema chiuso.
Non vengono scelti da chi governa, non cambiano quando cambia il governo.
Possono restare in carica anche quando agiscono contro la linea del ministro o del Parlamento.
E nessuno può mandarli via facilmente.
Questa situazione crea un problema enorme: LA CASTA!
Quando un governo vuole cambiare qualcosa per gli italiani all’estero, spesso si trova bloccato da ambasciate che non eseguono, che rimandano, che ignorano.
Quando i cittadini all’estero hanno bisogno di essere ascoltati, si trovano di fronte un muro: nessuno risponde, nessuno è responsabile.
Ma allora chi rappresenta davvero l’Italia nel mondo?
Un governo eletto, che ha ricevuto fiducia dal popolo?
O un corpo diplomatico che resta sempre lo stesso, qualunque cosa accada?
Il problema è tutto qui.
Non può esistere, in una Repubblica democratica, un potere che non cambia mai e che non risponde a nessuno.
La diplomazia non è un potere autonomo.
Non è la magistratura. Ne l’Esecutivo ne il parlamentare
È parte del governo, cioè dell’esecutivo, e quindi deve seguire le scelte di chi è stato eletto.
Altrimenti, la volontà del popolo non arriva mai nei consolati, non arriva mai nelle ambasciate, non arriva mai ai cittadini italiani nel mondo. Un governo può essere bianco e all’ estero solo si vede il ROSSO…
E all’estero, come funziona?
In tanti altri Paesi democratici, la diplomazia non è una casta chiusa, ma uno strumento al servizio della politica e della nazione.
Negli Stati Uniti, circa il 30-40% degli ambasciatori sono scelti direttamente dal Presidente: imprenditori, accademici, politici, persone di fiducia. Non sono funzionari eterni. Sono lì per rappresentare chi è stato eletto.
In Argentina, Messico e Brasile, i Presidenti nominano ambasciatori anche tra persone che conoscono il Paese ospitante, che parlano la lingua, che sono espressione della società civile.
In Francia, ci sono ruoli diplomatici di alto livello affidati a figure politiche o strategiche, non solo a funzionari.
Questi Paesi hanno capito che la rappresentanza all’estero è troppo importante per lasciarla a chi non risponde a nessuno.
E allora l’Italia?
Abbiamo milioni di italiani all’estero.
Figli e nipoti di emigrati.
Persone che parlano italiano, vivono da italiani e si sentono italiani.
Eppure, lo Stato li ignora.
A rappresentarli sono ambasciate e consolati gestiti da un corpo che non cambia mai, non ascolta e non risponde.
Un corpo che spesso ignora le scelte del governo e le richieste dei cittadini.
È arrivato il momento di cambiare.
Non per fare polemica.
Ma per difendere la democrazia.
Perché in una Repubblica, o il potere risponde al popolo… o non è più democrazia.