Cinque referendum a giugno: cosa si vota e cosa cambia se vince il SÌ o il NO

 

EUGENIO SANGREGORIO 
 
Gli italiani sono chiamati alle urne l’8 e 9 giugno per decidere su cinque quesiti referendari abrogativi, promossi ufficialmente dalla CGIL, con il sostegno diretto del suo segretario generale Maurizio Landini.
 La raccolta firme è partita nel 2023, ed è riuscita a superare largamente il minimo di 500.000 firme necessarie. La Corte di Cassazione ha dichiarato la validità delle firme, e la Corte Costituzionale ha poi ammesso tutti i quattro quesiti.Si tratta di temi che toccano da vicino i diritti dei lavoratori e la questione della cittadinanza italiana. Per ciascun quesito, gli elettori dovranno rispondere SÌ o NO alla proposta di abrogare (cioè cancellare) una norma esistente.

Ma attenzione: perché il referendum sia valido, è necessario che vada a votare almeno il 50% + 1 degli aventi diritto al voto. Se il quorum non viene raggiunto, il risultato non conta e la legge rimane com’è.

Chi può votare? Anche gli italiani all’estero fanno la differenza
Possono votare tutti i cittadini italiani iscritti nelle liste elettorali, ovvero:

Gli italiani residenti in Italia (che votano nei seggi locali)

Gli italiani residenti all’estero, iscritti all’AIRE (che votano per posta, come da legge 459/2001)

Il voto degli italiani all’estero è fondamentale nei referendum, perché contribuisce al quorum. In passato, milioni di schede estere hanno determinato l’esito (valido o nullo) di molti referendum. Anche per questo, la partecipazione degli emigrati può cambiare la storia.

Ecco i cinque quesiti e cosa comporta votare SÌ o NO
1) Reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo
La domanda:
«Volete voi l’abrogazione delle disposizioni che hanno eliminato il diritto al reintegro nel posto di lavoro per i licenziamenti ingiusti nei contratti a tutele crescenti?»

Se vince il SÌ: il lavoratore licenziato ingiustamente potrà tornare al suo posto di lavoro.
Se vince il NO: il lavoratore continuerà ad avere diritto solo a un indennizzo economico.

2) Contratti a termine solo con causale
La domanda:
«Volete voi l’abrogazione delle norme che permettono contratti a termine senza causale fino a 12 mesi?»

Se vince il SÌ: ogni contratto a termine dovrà spiegare il motivo dell’assunzione.
Se vince il NO: si potranno ancora fare contratti senza motivazione per il primo anno.

3) Responsabilità delle aziende negli appalti
La domanda:
«Volete voi l’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità delle aziende committenti nei confronti dei lavoratori degli appalti?»

Se vince il SÌ: le aziende che affidano appalti saranno nuovamente responsabili dei diritti dei lavoratori, insieme agli appaltatori.
Se vince il NO: la responsabilità rimarrà limitata, come previsto dalle norme attuali.

4)  Abolizione dei voucher per il lavoro occasionale

La domanda:
«Volete voi l’abrogazione delle norme che permettono il pagamento con voucher delle prestazioni di lavoro occasionale?»

Se vince il SÌ: i voucher vengono aboliti, e ogni lavoro dovrà essere inquadrato con un contratto.
Se vince il NO: i voucher restano uno strumento legale di pagamento per lavori accessori.

5) Cittadinanza italiana dopo 5 anni di residenza
La domanda:
«Volete voi l’abrogazione della norma che richiede 10 anni di residenza per la cittadinanza italiana, al fine di sostituirla con un termine di 5 anni?»

Se vince il SÌ: chi vive legalmente in Italia da 5 anni potrà chiedere la cittadinanza.
Se vince il NO: il requisito rimarrà di 10 anni di residenza continuativa.

ATTENZIONE: Il quorum: perché è importante votare
Tutti i referendum abrogativi in Italia richiedono la partecipazione del 50% + 1 degli aventi diritto al voto.
Se questo quorum non viene raggiunto, anche un’eventuale vittoria del SÌ non ha effetto: la legge non cambia.

Per questo ogni voto conta. E per chi vuole cambiare le cose — oppure mantenerle così come sono — la prima mossa è una sola: andare a votare, ovunque ci si trovi nel mondo.

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Redazione
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