Cittadinanza consapevole, voto sicuro, riforme: il CGIE programma il futuro

ROMA – Spingere per una legge di “cittadinanza consapevole“, fuori da “strumentalizzazioni e generalizzazioni”. Lavorare per la messa in sicurezza del voto all’estero, organizzandosi, partecipando e attuando il ruolo di sintesi che spetta alla rappresentanza degli italiani all’estero. Attuare incentivi per il rientro degli italiani all’estero, mettendo a punto una mobilità che sia del tutto circolare. Riformare i Comites e il Consiglio Generale degli Italiani all’estero, adattandosi alla nuova emigrazione e magari anche costituzionalizzando il CGIE. Il tutto cercando di confrontarsi con i territori, con le istituzioni e anche fra membri del CGIE stesso, che però “devono svolgersi nelle modilià previste dalla legge”, perché “abbiamo diritto di votare e di potere organizzarci”. E, dunque, di fondi adatti allo svolgimento di queste funzioni.
È quanto spiegato questo pomeriggio dalla Segretaria Generale del CGIE, Maria Chiara Prodi, nella conferenza stampa al termine della riunione del Comitato di Presidenza del CGIE, riunitosi alla Farnesina da lunedì scorso fino ad oggi.
Tre macro temi, dunque, su cui “ci concentreremo” nel prossimo futuro e sui quali “vogliamo ricevere i contributi dei territori”: cittadinanza, sicurezza del voto all’estero e nuova emigrazione. “Noi – ha aggiunto ancora Prodi – abbiamo un ruolo di sintesi e interagiamo con i decisori. E questa sintesi non può essere fatta in una piccola stanza. Abbiamo 2 mila volontari e vogliamo sintetizzare per avere una voce molto più forte, molto più organizzata e che dia risalto alle istanze dei 7 milioni di cittadini italiani all’estero. C’è una sfida: assorbire l’aumento degli italiani nel mondo all’interno delle nostre reti, che sono essenziali per far sentire ad ogni italiano all’estero di essere parte di una comunità”.
Una delle preoccupazioni più rilevanti emerse è stata la questione fondi: “al momento abbiamo 548 mila euro di stanziamento, cioè un taglio del 5% rispetto all’anno precedente”. Però “speriamo di poter avere delle ottime novità dal Parlamento e dal Governo per riuscire a supportarci nella maniera corretta nelle nostre attività”. La segretaria Prodi ha dunque voluto ringraziare la Direzione Generale degli Italiani all’Estero e la Farnesina per aver valutato e poi trasmesso i bisogni del CGIE in 1 milione e 100 mila euro. “Con questi finanziamenti avremmo diritto a una plenaria e a un comitato di presidenza, ma la legge istitutiva prevede altro e noi vorremmo onorarla. Non possiamo essere responsabili per il non adempimento della legge istitutiva. Vogliamo essere giudicati su quello che dobbiamo fare”.
In ultimo, il Comitato di Presidenza ha voluto anche rimarcare la volontà di procedere nella Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province autonome-CGIE: “deve essere tenuta ogni tre anni e non dobbiamo far passare troppo tempo. Dobbiamo costruire un orizzonte comune interagendo con le istituzioni interessate dal fenomeno migratorio, programmando il futuro triennio e includendo tanti dei 7 milioni di italiani all’estero che desiderano collaborare e moltiplicare le opportunità per l’Italia. Non dobbiamo dire che “siamo un’opportunità” ma dobbiamo darci gli strumenti per poterlo dimostrare”.
Inizia, dunque, un “periodo di proposte di riforme”, ha detto prendendo parola la Vice Segretaria Generale per i Paesi Anglofoni extraeuropei, Silvana Mangione, partendo dalla riforma sul voto all’estero. Quello del voto diretto dei propri rappresentati è un diritto conquistato e ora “messo in pericolo da proposte giacenti in parlamento”. Per riformarlo ed evitare brogli si parla spesso del voto elettronico, e anche il CGIE ne sta discutendo, anche se sono emerse diverse criticità: “non tutti i paesi dove si trovano gli italiani hanno le stesse capacità. Alcuni non sono adatti”. E sempre per evitare i brogli, Mangione ha spiegato la loro richiesta: “schede stampate in Italia con il marchio ad acqua”. Altra questione è la riforma della legge costitutiva del CGIE, che è datata 1998: “vorremmo adattarla ai tempi e alle diverse realtà delle comunità”. Ma soprattutto “vorremmo costituzionalizzare il CGIE e il voto all’estero, rendendo impossibile per i residenti in Italia la possibilità di candidarsi all’estero”.
Il Vice Segretario Generale per l’Europa e l’Africa del Nord, Giuseppe Stabile, si è concentrato invece sul tema degli incentivi per il ritorno in Italia: “è fondamentale mettere un freno all’inverno demografico partendo anche dai connazionali oltre confine. Si tratta di rendere questa risorsa effettiva. Accendiamo i riflettori su questo tema prioritario per gli interessi del Paese”. Inoltre, Stabile si è voluto rivolgere a tutti gli italiani all’estero: “siamo presenti e vi ascoltiamo”. “Vogliamo comprendere perché se ne vanno – ha concluso spiegando il lavoro del prossimo futuro -, vogliamo capire se vogliono tornare e quali sono le politiche concrete per farlo”.
Mariano Gazzola, Vice Segretario Generale per l’America Latina, ha parlato invece della questione “identità italiana”, “che spesso si manifesta in modi diversi da paese e paese, ma non significa che non esista”. Da questo presupposto Gazzola ha fatto una richiesta: “evitate di cadere nelle generalizzazioni e nelle stigmatizzazione delle comunità italiani all’estero”. E per questo “il CGIE non si nasconde dietro un dito ma lavoriamo per realizzare delle proposte per il parlamento”.
Anche Gianluca Lodetti, Vice Segretario Generale di Nomina governativa, si è soffermato su cittadinanza e nuova emigrazione. Riguardo la cittadinanza ha detto: “per noi è importante partire dalle cose che uniscono non da quelle che differiscono (tipo i limiti generazionali). Un cittadino, secondo noi, deve essere collegato ai fondamenti della costituzione e della lingua. Elementi concreti che uniscono le persone che arrivano in Italia e gli italo-discendenti. Per questo la cittadinanza deve essere un istituto consapevole, dei diritti, dei doveri e della conoscenza della lingua”.
Riguardo la nuova migrazione, invece, ha spiegato: “è necessario costruire politiche per integrare la circolarità delle migrazioni. Il tutto parte dal costruire politiche di lavoro, industriali”. E per farlo “servono servizi adeguati”.
Infine è intervenuto Tommaso Conte, Componente del CdP per l’Europa e l’Africa del Nord, che si è concentrato sulla situazione “fallimentare” in cui versano gli enti gestori per la promozione dei corsi della lingua italiana: “hanno sempre avuto avuto problemi economici ma mai come oggi. Ci sono bambini di prima generazione che nascono all’estero che non trovano i corsi di lingua. Non ci sono quasi più associazioni. Gli emigrati italiani ad oggi sono lasciati a loro stessi. Il mantenimento dell’identità culturale sta morendo. E la DGDP se ne chiama fuori”. (luc.matteuzzi\ aise) 

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Redazione
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