Cittadinanza per i residenti negli ex territori austro-ungarici: Porta (Pd) interroga il Governo

ROMA- Fare il punto su quante sono le pratiche di cittadinanza esaminate o ancora da trattare presentate – soprattutto nei consolati di Argentina e Brasile – dalle persone nate e già residenti nei territori appartenuti all’impero austro-ungarico e dai loro discendenti. È quanto chiede Fabio Porta, deputato Pd eletto in Sud America, in una interrogazione ai Ministri degli esteri e dell’interno, Tajani e Piantedosi.
Nella premessa, Porta ricorda che “la legge 14 dicembre 2000, n. 379, recante «Disposizioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana alle persone nate e già residenti nei territori appartenuti all’impero austro-ungarico e ai loro discendenti» (i cui effetti, prorogati al 2010 con il decreto 30 dicembre 2005, n. 273, sono scaduti), consentiva ai nati nei territori dell’ex impero austroungarico di ottenere jure sanguinis il riconoscimento della cittadinanza anche agli emigrati e ai loro discendenti; in occasione di precedenti atti di sindacato ispettivo, – richiama il deputato – il Ministero dell’interno ha riferito che le istanze presentate a far data dal 2003, principalmente presso i consolati italiani in Brasile e Argentina, ove risiede il maggior numero di emigrati discendenti dalle suddette popolazioni, ammontano a poco meno di 50.000 e che ne risultano definite circa 38.000 (risposta all’interrogazione n. 4-05806 del novembre 2020)”.
“A distanza di venti anni dall’inizio del trattamento amministrativo delle istanze, dunque, non sarebbero state esaminate un quinto delle domande”, annota Porta. “E questo nonostante il decreto del Ministero dell’interno del 13 gennaio 2009 abbia previsto, nell’ipotesi in cui le istanze risultino munite di documentazione completa ed esauriente, nonché del parere favorevole delle autorità riceventi, che il nulla osta venga rilasciato direttamente dal direttore centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze, senza il preventivo avviso della commissione interministeriale, istituita presso l’ufficio studi e legislazioni del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno, che viene convocata soltanto quando la complessità dell’esame della documentazione necessiti di una più ampia ed articolata valutazione”.
L’eletto all’estero spiega, poi, che “risultano numerose istanze pervenute dalle rappresentanze consolari, a mezzo posta elettronica certificata (PEC), che il Ministero dell’interno riferisce essere ancora in corso di trattazione, anche per necessità di integrazioni documentali; e ve ne sono altre, non quantificabili perché mai registrate, che vengono segnalate dai diretti interessati, ma che non risultano agli atti e per le quali si rende pertanto necessario di volta in volta richiedere alle sedi diplomatiche competenti rinvio della relativa documentazione. Si tratta di pratiche di cittadinanza di trentini rimaste inevase o delle quali si sono perse le tracce, sia al Ministero dell’interno, sia nelle rappresentanze consolari in Brasile, come risulta anche dalle diverse segnalazioni dell’Associazione trentini nel mondo”.
“Il ritardo di anni nel semplice svolgimento di una procedura amministrativa fissata da una legge dello Stato – sottolinea il parlamentare dem – non solo collide con un fondamentale diritto di cittadinanza e, in particolare, con il diritto del cittadino ad avere per ogni atto amministrativo una risposta certa in tempi definiti, ma rischia di vanificare lo spirito di una legge volta a reintegrare le prerogative di cittadini sottoposti a dolorose prove storiche e umane”.
Porta, quindi, chiede ai ministri “quali siano i dati aggiornati delle pratiche esaminate, per le quali si sia avuta una compiuta valutazione e una conseguente risposta ai soggetti interessati; quante pratiche giacciano ancora presso le rappresentanze italiane, quante ne siano state trasmesse al Ministero dell’interno e quante di queste richieste abbiano ottenuto il nulla osta” e, infine, “quale previsione di ordine temporale i Ministri interrogati intendano avanzare in ordine al completo trattamento delle pratiche di richiesta di cittadinanza giacenti, alla luce dell’andamento amministrativo consolidato nel tempo”. (aise)

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Redazione
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