Cittadinanza, Tribunale di Bologna ricorre alla Consulta*

Andrea Pacia.

 

L’ordinanza del tribunale di Bologna che solleva dubbi sulla legittimità del riconoscimento della cittadinanza “iure sanguinis” senza limiti di tempo è un attacco diretto all’essenza dell’identità italiana. Questa scelta di interrogare la Corte Costituzionale appare come un tentativo di minare un principio fondamentale che ha da sempre definito cosa significhi essere italiano.

I 12 brasiliani che rivendicano la cittadinanza italiana tramite un’antenata del 1874 rappresentano un caso che dovrebbe suscitare orgoglio, non scetticismo. Questi discendenti, sebbene lontani dal punto di vista temporale, portano con sé un legame di sangue che è parte integrante del tessuto storico dell’Italia. Negare loro la cittadinanza significa ignorare il ruolo cruciale che la diaspora italiana ha avuto nel mondo e sminuire la portata della cultura e delle tradizioni diffuse dai nostri avi.

La tendenza a favorire lo “ius soli” rispetto allo “ius sanguinis” è una pericolosa inclinazione verso l’omologazione culturale. Alcuni amministratori locali e membri della magistratura sembrano abbracciare una visione che rischia di cancellare secoli di storia e tradizioni italiane. La cittadinanza non dovrebbe essere una mera questione di luogo di nascita, ma un riconoscimento di un’eredità culturale e storica che si tramanda di generazione in generazione.

In un’epoca in cui le radici culturali e l’identità nazionale sono messe alla prova, è fondamentale difendere ciò che significa realmente essere italiano. Questo include il riconoscimento del contributo delle generazioni passate e la celebrazione del legame indissolubile che unisce i discendenti italiani nel mondo. L’appello alla Corte Costituzionale dovrebbe essere visto come un passo indietro e una minaccia alla ricca eredità che rende unica l’Italia. È tempo di riaffermare con orgoglio l’importanza dello “iure sanguinis” e proteggere la nostra identità nazionale da decisioni che potrebbero diluirla.

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Redazione
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