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DL Tajani, un colpo alla cittadinanza e alla democrazia parlamentare
di TULLIOZEMBO
ovviamente come diceva De ANDRE mi tireró addosso l IRA FUNESTA delle cagnette cui avevo sottratto l osso..Pero lo devo dire ..
Il cosiddetto “Decreto Tajani” sulla cittadinanza non è solo una norma ingiusta: è un pericoloso precedente politico e giuridico che mina le basi del nostro ordinamento democratico. Non si tratta solo di respingere il merito di un testo che colpisce i diritti civili di italiani di fatto e di sangue, ma di denunciare il metodo con cui viene imposto.
Il Governo ha scelto di legiferare tramite decreto-legge, facendo ricorso all’art. 77 della Costituzione, che consente questo strumento solo in “casi straordinari di necessità e urgenza”. Eppure, non siamo in presenza di alcuna emergenza. Non c’è crisi migratoria in atto, né rischio immediato per l’ordine pubblico o per la sicurezza nazionale.
Siamo invece davanti a una riforma strutturale in materia di cittadinanza – diritto fondamentale e delicatissimo – imposta senza dibattito parlamentare, senza consultazione pubblica, senza il tempo minimo necessario per valutare l’impatto sui milioni di cittadini coinvolti.
La Corte Costituzionale lo ha ribadito più volte: la necessità e urgenza devono essere reali, verificabili, non dichiarate arbitrariamente dal Governo (Sentenze 29/1995, 171/2007, 128/2008, 220/2013, tra le altre). Nel caso del DL Tajani, questa urgenza non esiste, e ciò rende l’intero provvedimento formalmente e sostanzialmente viziato. URGENZA di una legge di cent’ anni di una giurisrudenza di sempre?
Ma il punto non è solo giuridico. È politico, democratico, costituzionale.
Chi accetta l’idea che un Governo possa alterare il diritto di cittadinanza per decreto, senza alcuna emergenza, accetta anche che lo stesso Governo possa domani modificare altri diritti fondamentali – magari il diritto di voto, l’accesso alla sanità o alla scuola – con lo stesso metodo. Se passa il principio, passa il precedente.
Non è un caso che i regimi autoritari del Novecento abbiano sempre iniziato invocando emergenze per governare per decreti, scavalcando il Parlamento. Il DL Tajani, in questo senso, è un colpo alla democrazia parlamentare, oltre che ai diritti delle persone. È un gesto di potere, non di governo responsabile.
Serve una risposta forte. Giuridica, politica, civile. Il Parlamento dovrebbe rigettare la conversione in legge. I giuristi dovrebbero sollevare la questione di legittimità costituzionale. E i cittadini dovrebbero prepararsi – se necessario – a una mobilitazione referendaria ex art. 75 della Costituzione per abrogare questa forzatura inaccettabile.
Perché oggi colpiscono “l’altro”, lo straniero, l’italiano non riconosciuto. Ma domani, con lo stesso metodo, potrebbero colpire chiunque.
E mentre tutto questo accade, le forze politiche tacciono. La gran parte dell’arco parlamentare, dal governo alle cosiddette opposizioni, assiste inerte a uno stravolgimento dell’ordine costituzionale, come se la questione riguardasse solo qualche “straniero” da escludere. Nessuno – o quasi – ha il coraggio di dire ciò che è evidente: che il DL Tajani è una legge-trabocchetto, concepita per restringere diritti, cambiare la società senza confronto, e soprattutto testare il limite della nostra democrazia.
Questa colpevole acquiescenza ha precedenti: lo stesso è accaduto con leggi elettorali truffa come il Rosatellum, nate per spezzare la rappresentanza e ridurre la partecipazione popolare. In altri casi si è scelto di impugnare strumenti referendari per simboli mediatici, come il Jobs Act o la Buona Scuola. Ma è su leggi come questa, scritte con la logica dell’inganno e dell’esclusione, che il popolo deve reagire.
Il referendum abrogativo ex art. 75 della Costituzione è l’unica via democratica ancora praticabile per respingere questa deriva. Non sarà facile. Ma è il nostro dovere. Perché oggi, con il DL Tajani, ci vogliono insegnare che si può essere italiani solo con il permesso del Governo.
Domani, ci diranno che per essere cittadini servirà il silenzio.