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“E’ partita l’Opa su FI ? Ce lo dirà il 2023…“
di Biagio Fusco NANOTV. – Qualcuno – forse più di uno – maliziosamente pensa che sia ormai giunta l’ora di immaginare il prossimo destino di Forza Italia. Ed ecco spuntare sullo scenario il primo dei “ chiamati all’eredità “, l’ex Sindaco della Città del Giglio, oggi leader di Italia Viva. Che sia una provocazione diretta a blandire le velleità di Renzi, ma indirettamente rivolta alla Premier Meloni, può anche darsi, se letta nella prospettiva di ricordare alla “ Presidente ” che senza un highlander come Super Silvio il governo non si fa e non sta in piedi.
Ma – si sa – Matteino non è certamente uno sprovveduto o l’ultimo arrivato, e perciò non c’è di che temere che possa lasciarsi abbindolare o cedere alla tentazione delle lusinghiere parole di stima ed affetto del Cavaliere, peraltro astutamente contraccambiate.
e l’apertura di Berlusconi ad un proficuo e collaborativo dialogo sulla condivisione di certi temi, i quali potrebbero in qualche modo lanciare interessanti spunti di aggregazione tra i due leader politici, legati, come noto, da un sentimento di vecchia amicizia personale, serve ad allontanare il duo Renzi – Calenda dalla forza attrattiva esercitata da PD e M5s che potrebbero lungo il cammino sempre ritrovarsi e ricreare un asse, sia pure di convenienza, in chiave di contrasto all’avanzata del centro – destra, d’altro canto è attendibile che il terzo Polo potrebbe a sua volta approfittare di una invitante “ spinta elettorale ” in vista delle europee 2024.
In alcuni corsivi di una intervista rilasciata al Corriere della Sera Berlusconi si lascia andare ad elogi e consigli chiari nei confronti di Renzi e Meloni: “ Ho sempre stimato Matteo Renzi e ho sempre pensato che giochi in una metà campo che non è la sua…se lo volesse, potremmo lavorare in sintonia su diversi temi… L’unico garante della linea politica del mio partito sono io e Meloni sa che se le servono i miei consigli sono qui. ”. Parole senza dubbio dettate, per quanto riguarda le relazioni politiche interne alla maggioranza tra FDI e FI, dalla opzione strategica di paventare ai propri alleati l’eventualità di intraprendere altre strade politiche, laddove perdurasse in termini di incarichi istituzionali riconosciuti questa fase di scarsa considerazione e riconoscenza da parte di Giorgia Meloni.
Ad ogni modo, con un perfetto tempismo, che si addice solo a quegli uomini avvezzi ai “ giochi di vertice “ e che possiedono altro tipo di spessore e capacità di visione politica, giunge la replica rapida di Matteo Renzi che in uno stile asciutto ed efficace coglie l’occasione in primis di zittire i detrattori del Movimento pentastellato e taluni personaggi in cerca d’autore nel PD, rimasto orfano di una propria identità, i quali lo collocano già in maggioranza, mentre il suo autentico scopo è invece quello di scardinare un bipolarismo che gli va piuttosto stretto e creare uno spazio al centro, dove intercettare il consenso dei moderati che oggi guardano a FDI ma solo perché garantiti dalla presenza di FI nella coalizione che ha vinto l’ultima competizione elettorale, e non tanto da Salvini che si avvia sul crine di un inesorabile tramonto.
Renzi ribadisce che dal Mes alla giustizia che il neo Guardasigilli vuole riformare in senso garantista potenzialmente i “ punti di contatto “ sono tanti; a proposito del Cavaliere con grande sensibilità e cortesia ha tenuto a rimarcare che: “ Berlusconi è Berlusconi: lo puoi amare, odiare, ma sai chi è. Ed anche per questo che trovo ingenerosi i fischi che la piazza della Meloni gli ha riservato al decennale di Fratelli d’Italia…non ho mai votato Berlusconi, ma vedere lo storico leader del centrodestra fischiato da quelli che lui contribuisce a tenere al governo mi è sembrato politicamente miope e umanamente ingeneroso. Senza Forza Italia, Meloni va a casa. E chi fischia Berlusconi dovrebbe ricordarsi che gli deve tutto”.
Chi è più attento ai corsi e ricorsi storici in politica, ovvero a quelle che sembrano semplici coincidenze che si incrociano apparentemente senza una logica, possiede buona memoria e sagacia quando rivive quel momento non proprio lontano del dicembre 2010, in cui il Cavaliere ricevette ad Arcore proprio l’allora Premier e Segretario del PD Matteo Renzi, con ciò suscitando ire e pudori tra i democratici, e gli rivolse la celebre frase, divenuta poi un “ cult must “ della politica nazionale: “ Tu mi somigli ”. Più volte negli anni successivi Silvio Berlusconi gli tese la mano, probabilmente alla ricerca di un vero erede che lo potesse sostituire alla guida di un partito, il suo, che in linea programmatica si è sempre detto pronto ad interpretare il ruolo di attore protagonista nella sceneggiatura di una destra sociale e liberale, che rinnega ed abiura con intransigenza un passato oltranzista: “ Lui sì che ha il quid, potrebbe essere il mio erede…peccato che abbia sbagliato il campo da gioco ”. E’ qui che si concentra la calamita del popolo italiano moderato, è qui che parte l’offerta pubblica di acquisto a Forza Italia.