Eccellenza e strumento di diplomazia culturale: alla Farnesina l’evento conclusivo delle Giornate della Formazione italiana nel mondo

ROMA “Quanto possiamo regalare al mondo in sapere?”. La risposta può apparire scontata per un “grande Paese” come l’Italia che “vanta una eredità e un bagaglio culturale” senza eguali. Ma tale “bagaglio non appartiene solo al passato”, è “qualcosa di vivo”, di cui andare “fieri” e che “non deve essere nostro patrimonio esclusivo”, ma piuttosto va donato “all’umanità intera”. Ai milioni di nostri connazionali che vivono all’estero e che “non possono e non devono essere dimenticati, perché rappresentano il nostro saper fare” ed è “giusto che non perdano questo patrimonio”, ma anche agli stranieri affascinati dalla nostra cultura. E la lingua, si sa, della cultura è l’avamposto. La prima edizione delle Giornate della Formazione Italiana nel Mondo nasce proprio dalla consapevolezza che l’istruzione e l’educazione italiana rappresentano un importante strumento di diplomazia culturale e soft power, nel quadro della promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, come ha avuto modo di sottolineare il ministro degli Affari Esteri e vice presidente del Consiglio, Antonio Tajani, intervenendo ieri, in Sala Conferenze Internazionali, alla Farnesina, all’evento di chiusura delle Giornate.
“Un momento cruciale di dibattito e celebrazione del modello educativo italiano e del sistema della formazione italiana nel mondo”, ha affermato l’ambasciatore Pasquale Terracciano, direttore generale della Diplomazia Pubblica e Culturale, aprendo l’incontro, tenutosi al termine del lavoro del tavoli tematici, durante i quali le diverse realtà educative coinvolte a vario titolo hanno potuto confrontarsi e dialogare con l’Amministrazione Pubblica, condividere esperienze e avanzare proposte, allo scopo di condividere uno scenario comune e comuni obiettivi.
La prima scuola italiana all’estero nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1862 per celebrare l’unità d’Italia. Oggi il Sistema della Formazione Italiana nel Mondo include: oltre 300.000 studenti; 7 scuole statali italiane attive all’estero, attive ad Addis Abeba, Atene, Barcellona, Istanbul, Madrid, Parigi e Zurigo, nucleo fondante del Sistema; 42 scuole paritarie italiane all’estero, di cui 30 nell’emisfero boreale e 12 in quello australe; e 92 sezioni italiane in scuole straniere, bilingui o internazionali, in cui si insegnano sia la lingua italiana sia materie veicolate in lingua italiana. Più della metà (49) sono frutto di accordi internazionali; 10.979 corsi di lingua e cultura italiana all’estero, organizzati da Enti gestori e da personale docente ministeriale. Gli Enti gestori destinatari di contributi ministeriali sono stati 65 nel 2021, distribuiti in Europa, America del Nord, America Latina, Sudafrica, Australia e Medio Oriente; 130 lettorati d’italiano nelle Università straniere, attivi in 63 paesi; il personale della scuola è composto da 674 fra dirigenti scolastici, docenti e personale amministrativo, gestito dal MAECI e in servizio all’estero.
Tutti hanno partecipato alle Giornate della Formazione e i loro contributi, ha detto Terracciano, saranno “fondamentali al rafforzamento e all’ampliamento della rete scolastica all’estero come strumento della nostra diplomazia culturale”. Che partirà subito con il riconoscimento, a breve, dell’Istituto scolastico inaugurato un anno fa a Tirana dalla Società Dante Alighieri; e presto ne seguiranno altri, ha annunciato il direttore generale, a Cordoba, Santiago del Cile e San Paolo del Brasile.
Un altro obiettivo che ci si era prefissati e che sta per essere lanciato, ha proseguito Terracciano, è il progetto “Alumni Farnesina”, una rete che comprende gli ex studenti stranieri che hanno usufruito delle borse di studio offerte dal Governo italiano per frequentare le Università italiane e che potranno ora avere opportunità di incontro e networking su una apposita piattaforma on line. Perché, come ha sottolineato il ministro Tajani prendendo la parola, le nostre scuole “devono essere sempre più aperte a giovani non italiani, per far conoscere meglio agli altri la nostra identità”. Le stesse scuole all’estero, ha aggiunto, “possono diventare fucine di giovani stranieri che sceglieranno poi di venire a studiare nelle nostre università, rafforzando la rete di amici dell’Italia nel mondo”, nel segno del “dialogo”, del “confronto” e di uno “spirito di pace”.
Come pure occorre puntare sulla formazione professionale, hanno osservato il ministro Tajani, annunciando che a fine dicembre, a dimostrazione del “forte impegno di tutto il governo”, verrà presentato un’ulteriore progetto. Si tratta dell’istituzione di un “tavolo tecnico” tra Maeci, Ministero dell’Istruzione e Ministero dell’Università e della Ricerca, che con una “regia congiunta” e una “strategia unitaria” lavori per “l’estensione e l’espansione della rete della formazione italiana en della cultura italiana”, come ha spiegato il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, presente ieri accanto al collega Tajani.
“Il modello educativo italiano è uno strumento formidabile per diffondere all’estero il nostro patrimonio e i nostri valori”, una “autentica finestra della nostra eccellenza”, ha detto Valditara, confermando che le nostre scuole sono “fortemente attrattive” non solo per studenti di origine italiana, ma anche per gli stranieri. Lo testimoniano i numeri, visto che l’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo e la domanda è in crescita. L’istruzione non può dunque non essere “al centro dell’azione politica anche per la promozione del nostro Paese all’estero” e per questo occorre utilizzare i fondi europei concessi da PNRR, dando “maggiore sostegno e dignità alla professione del docente”, “allocando personale di qualità” e provvedendo ad una riforma della formazione professionale.
Tutto ciò, ha proseguito il ministro, avrebbe “importanti ricadute anche sull’internazionalizzazione del sistema italiano della formazione”, ma occorre “agire con un sempre maggior coordinamento”: da qui la necessità di una “regia congiunta” a livello di Ministeri, con il “coinvolgimento attivo di tutti gli attori interessanti”.
Gli obiettivi che si è dato il ministro Valditara sono diversi: “fare rete anche attraverso piattaforme digitali” in grado di costruire “comunità di studenti e docenti di italiano all’estero”; “mantenere vivo il dialogo tra le nostre scuole sul territorio nazionale e quelle all’estero”; puntare ad una “maggiore collaborazione con la rete diplomatico-consolare e degli Istituti Italiani di Cultura, ma anche dell’imprenditoria italiana all’estero”; “favorire l’apprendimento della lingua italiana nelle scuole locali di Paesi esteri”, anche grazie agli accordi culturali bilaterali in essere; puntare sul programma Erasmus e sui fondi europei; e internazionalizzare che il sistema della formazione professionale italiana.
L’istruzione, ha concluso infine Valditara, è “un potente investimento per superare le grandi crisi che oggi ci troviamo ad affrontare”, perché “può dare forza e prospettive per il futuro a giovani e adulti”.
I giovani studenti e con loro i docenti e i dirigenti scolastici erano ieri in sala, dopo aver partecipato ai tavoli tematici. La loro è stata una “testimonianza dal terreno del sistema della formazione italiana all’estero”, come ha detto il moderatore dell’incontro, il vice direttore dell’Ansa, Stefano Polli.
Una emozionatissima quanto orgogliosa Sara ha raccontato della sua esperienza al Liceo scientifico di Barcellona, uno dei sette istituti statali italiani all’estero, caso unico al mondo. A scuola Sara e i suoi compagni hanno potuto prendere parte a molte iniziative stimolanti come il “Progetto Biblioteca” per la catalogazione dei volumi di proprietà del Liceo e un laboratorio sui flussi migratori tra Italia e Spagna, basato sulle esperienze a loro vicine. Insieme i ragazzi, ha detto Sara, sono cresciuti “come studenti ma soprattutto come esseri umani”.
Fabio della Scuola Leonardo Da Vinci di Parigi ha raccontato della sua partecipazione al PCTO, Percorso per le competenze trasversali e l’orientamento, con la Banca d’Italia. Accanto a lui il responsabile e tutor del PCTO Pietro Gaudenzi, che ha illustrato a sua volta l’apprendimento esponenziale con cui la Banca d’Italia ha avviato l’educazione finanziaria nelle scuole italiane, anche all’estero. “Abbiamo tanto da imparare dai giovani”, ha detto Gaudenzi. E, a giudicare dall’entusiasmo di Fabio, non c’è che da essere d’accordo. “Formateci per questo mondo che corre sempre più veloce”, ha detto lo studente. “Solo se procediamo insieme, passo dopo passo, possiamo farcela”.
“La scuola italiana mi ha permesso di conoscere me stesso, il mio potenziale, le mie affinità e anche le mie avversioni. Mi ha reso cittadino modello prima ancora che studente modello”. A parlare è Fabio, stavolta dal Liceo Linguistico di Zurigo, secondo il quale “per permettere a ogni studente di esprimersi al massimo le scuole dovrebbero puntare sulle esperienze extracurricolari”. Nel suo Liceo ne sono state avviate diverse che gli hanno dato la “possibilità di vedere il mondo da un’altra prospettiva”: è successo anche nel bel mezzo del lockdown, quando la scuola di Zurigo ha avviato un corso on line sulla storia del cinema e sulle tecniche cinematografiche insieme ai Licei di Atene e Barcellona, a dimostrazione che “la digitalizzazione è un punto cardine per raggiungere la completa democratizzazione della scuola”.
Un saluto in video è giunto alla sala anche dal segretario generale del Cgie, Michele Schiavone, che, auspicando l’istituzione del tavolo interministeriale “per promuovere conoscenza, sapere e soprattutto ricerca”, ha invitato governo e attori della formazione a ”costruire insieme le nuove autostrade del sapere, ovunque ve ne sia richiesta e senza discriminazioni”.
È stata poi la volta delle testimonianze dirette dal mondo della formazione, con le sue tante sfaccettature.
“La cultura italiana si deve porre in modo ambizioso”, ha detto il regista Marco Savatteri del Teatro Pirandello di Agrigento, che con la collaborazione del MAECI porta ormai da diversi anni il Concorso “Uno Nessuno Centomila”, dedicato alla drammaturgia delle novelle pirandelliane e rivolto alle scuole italiane e italiane all’estero.
Maria Greco del Centro per il libro e la lettura del MiC, ripercorrendo le varie campagne ormai avviate grazie alla collaborazione del Maeci e del MIM per la promozione di lingua e cultura italiana – la campagna Libriamoci e i tre concorsi Quando i ragazzi ci insegnano, Cercatori di poesia nascosta e BookTuberPrize -, ha sottolineato la “centralità che il modello educativo e formativo italiano può avere in contesti interculturali e multiculturali”.
Un modello pedagogico sto negli anni ‘60 in una piccola realtà e che ormai rappresenta una indiscussa eccellenza italiana nel mondo è il Reggio Children. Presente ieri in sala la presidente della Fondazione, Carla Rinaldi, che ha invitato i presenti a “riconoscere l’infanzia come parte essenziale della vita e della formazione della persona”, ovvero come “essenza prima dell’essere umano”. Le scuole di Reggio Children sono presenti oggi in oltre 100 Paesi e attraverso “la cultura dell’infanzia” partecipano a quella “costruzione di valori” che è alla base della diplomazia culturale. “Riconoscere l’infanzia vuol dire riconoscere l’essere umano alle sue origini come competente, portatore di potenzialità, meraviglia e stupore”, ha aggiunto Rinaldi. “L’infanzia è il più grande investimento che le società possono fare per loro stesse”.
Si occupa di formazione e promozione di lingua e cultura italiane da oltre un secolo la Società Dante Alighieri, che, operando insieme al Maeci e al MIM, “sostiene una fitta rete di italianità in tutto il mondo attraverso i suoi 482 comitati”. A rappresentarla alla Farnesina Andrea Lemma, direttore generale del Dante LAB, che fgestisce il portale Dante.global, un progetto di insegnamento della lingua italiana nelle modalità online, in aula ibrida e in presenza e coinvolge 29 sedi Dante nel mondo, le 5 Scuole d’italiano a Roma, Milano, Firenze, Bologna, Torino, la Scuola internazionale di Tirana e il Liceo Italo Calvino di Mosca. All’ultima giornata di formazione, ha reso noto Lemma, si sono iscritti ben mille docenti.
Ha chiuso gli interventi Giuseppe Antonelli, professore ordinario dell’Università di Pavia e tra i coordinatori del progetto per la creazione di un Museo della lingua italiana. In realtà, ha spiegato Antonelli, allo stato attuale esistono tre realtà: il MuNDI, Museo Nazionale dell’Italiano di Firenze, che, fortemente voluto dal grande linguista Luca Serianni, recentemente scomparso, è stato inaugurato nel luglio scorso all’interno del Complesso monumentale di Santa Maria Novella e “anche nel nome intende evocare l’idea dell’italiano come lingua del mondo”. Accanto a questo progetto, finanziato dal MiC, il MUR ha appoggiato la creazione di un Museo multimediale della lingua italiana, il MuLTI, che vede collaborare le Università di Pavia, L’Orientale di Napoli e l’Università della Tuscia a Viterbo: il portale sarà disponibile dalla prossima primavera, “articolato in percorsi e concepito con una forte vocazione di tipo didattica”. Il terzo progetto, prodotto e messo in onda da Rai Cultura e “cresciuto nel tempo” è il progetto televisivo Etimo, ideato dallo stesso Antonelli. “Queste tre declinazioni di museo della lingua italiana possono avere un impatto notevole sulla proiezione della lingua italiana nel mondo”, poiché non offrono una idea di museo che rischia di “imbalsamare la lingua”, ma rappresentano un opportunità per capire, “in modo molto concreto”, da dove questa lingua venga e “come sia diventata nei secoli strumento di prestigio e di pace”.
Un’idea che ha incuriosito i rappresentanti del Maeci presenti in sala. Tra questi il vice direttore generale e direttore centrale per la Promozione della Cultura e della Lingua Italiana, Alessandro De Pedys, cui sono state affidate le conclusioni della giornata. Una “lunga giornata”, ha osservato De Pedys, ma “ricca di spunti” e con un “alto valore simbolico”, poiché mai prima d’ora un evento di tale rilevanza era stato dedicato alla formazione italiana nel mondo. Ci si saluta con “un forte impegno politico”, sancito dalla volontà di istituire al più presto un tavolo tecnico interministeriale. Nella giornata di ieri è stato “delineato un quadro coerente con le linee programmatiche dell’amministrazione”: ora “la Farnesina si impegna, in sinergia com i suoi partner, ad appoggiare questo progetto”, facendo “tesoro” del lavoro svolto e utilizzando “in modo efficace” le risorse a disposizione – il 50% di quelle a disposizione della Direzione Generale, ha detto De Pedys, sono assorbite dalla formazione -. “Vogliamo far crescere il sistema della formazione italiana nel mondo”, ha assicurato il vice direttore generale, nella consapevolezza della “centralità della lingua italiana” e del suo “bacino potenziale di utenza”, che va ben oltre i 300mila studenti registrati, perché, ha concluso De Pedys, facendo proprio un concetto espresso anche dal ministro Tajani, “in tutto il mondo, tutti vogliono essere un pochino italiani”.

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Redazione
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