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Eugenio Sangregorio il PNRR e la CALABRIA
di Eugenio Sangregorio https://www.usei-it.org/it/
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è lo strumento realizzato dal
Governo italiano al fine di attuare il Programma Europeo Next Generation EU, il
piano approvato dall’Unione Europea che si pone l’obiettivo di ricostruire l’Europa
e uscire dalla crisi derivante dalla pandemia Covid-19.
Questi fondi sono destinati a progetti che promuovano digitalizzazione, transizione
ecologica, infrastrutture sostenibili, istruzione, ricerca, inclusione sociale
miglioramento della sanità, con una scadenza fissata al 2026 per il completamento degli obiettivi.
L’Italia è il primo beneficiario delle risorse stanziate tra tutti gli Stati membri, per un
ammontare complessivo pari a 235 miliardi di Euro.
I fondi del PNRR sono erogati dall’Unione Europea e distribuiti dallo Stato italiano
attraverso bandi pubblici, gare e incentivi. Sono accessibili a regioni, enti locali,
imprese, associazioni e cittadini, con criteri specifici per ogni progetto. Ad esempio,
gli enti pubblici possono proporre progetti per infrastrutture e riqualificazione
urbana, mentre le imprese possono richiedere finanziamenti per innovazione
tecnologica, digitalizzazione e sostenibilità ambientale.
Il 40 per cento dei 206 miliardi per opere “territorializzabili” del Piano nazionale di
Ripresa e Resilienza (Pnrr) sono destinati al Sud. Il che fa poco più di 80 miliardi. E la
domanda, ora, è se il nostro Mezzogiorno queste risorse sarà o meno in grado di
impegnarle e spenderle nei tempi tassativi e temporalmente stringenti che l’Unione
Europea ha fissato.
Alla Calabria risorse pro capite superiori alla media nazionale.
Paese.
La Calabria è una delle regioni del Sud Italia che beneficia significativamente dei
fondi PNRR, con l’obiettivo di colmare il divario infrastrutturale, economico e sociale
rispetto al resto del
Secondo i dati reperibili SU
“calabriaeuropa.regione.calabria.it”, la Calabria ha ricevuto 7,786 miliardi di euro,
distribuiti su 11.468 progetti, coprendo settori strategici come digitalizzazione,
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innovazione, competitività, cultura, turismo, rivoluzione verde, transizione
ecologica, infrastrutture, inclusione sociale e salute.
Alla fine del 2023, erano state registrate circa 3.500 gare per opere pubbliche
finanziate dal PNRR, per un valore totale di 1,5 miliardi di euro, rappresentando circa
1’80% delle gare regionali collegate al Piano. In rapporto alla popolazione, la
Calabria ha ricevuto risorse pro capite superiori alla media nazionale, con 2.570
euro per abitante, rispetto ai 1.902 euro medi italiani, sottolineando l’attenzione
verso il rilancio del Sud.
Questi fondi mirano a rafforzare settori prioritari per la regione, come il turismo,
l’agricoltura sostenibile e l’innovazione. I progetti includono il sostegno alle imprese
per incrementare la competitività, il miglioramento delle competenze digitali e
tecniche, soprattutto per i giovani, e il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie
e stradali.
Occasione unica di rilancio economico e sociale.
La Calabria ha avviato iniziative e sportelli informativi per aiutare cittadini e imprese
a partecipare ai bandi e sfruttare al meglio le risorse disponibili. Questi fondi
rappresentano un’opportunità storica per lo sviluppo economico della regione,
favorendo la creazione di nuove imprese e posti di lavoro e promuovendo la
sostenibilità ambientale e sociale. Investire nelle filiere produttive locali, come
agricoltura ed enogastronomia, significa anche valorizzare il patrimonio culturale e
naturale della regione. Nonostante il potenziale del PNRR, molti cittadini e
imprenditori non sono pienamente consapevoli delle opportunità offerte dai fondi.
È quindi essenziale promuovere campagne informative e iniziative di formazione per
garantire che la Calabria possa sfruttare appieno questa occasione unica di
rilancio economico e sociale. Questo piano non è solo una strategia per ridurre il
divario tra Nord e Sud, ma rappresenta anche una visione per costruire un futuro
sostenibile, innovativo e inclusivo per l’intero Paese.
Mai come oggi la Calabria può vantare di essere la destinataria di una ingentissima
mole di denaro pubblico che viene gestito in primis dalla Regione Calabria quale
ente attuatore e poi da enti amministrativi come i Comuni o le Province.
Ben 14 miliardi e mezzo di euro.
Precisamente 11 miliardi e 309 milioni di euro per il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa
e Resilienza) e 3 miliardi di euro e 173 milioni con i fondi della Comunità Europea per
il settennio 2021-2027.
Cifre altissime che ovviamente e come sempre non saranno utilizzate per come lo
dovrebbero essere.
Basti solo accennare che al 4 febbraio 2024, quindi a metà strada del settennio dei
Fondi della Comunità Europea, su 3 miliardi e 173 milioni di euro ne sono stati utilizzati
sinora solo 146 milioni, meno del 5% del totale.
Su 12.142 progetti approvati ne sono stati conclusi sinora solo 777.
Ma ad onor del vero se i fondi del PNRR seguiranno la triste sorte dei tanti miliardi di
vecchie lire che hanno avuto dal 1987 al 2002 e poi di centinaia e centinaia di
milioni di euro dal 2002 ad oggi che la Comunità Europea destina alla Calabria sin
dal 1987, cioè da ben 37 anni, vi è ben poco da sperare.
Infatti, in 37 anni di finanziamenti da parte della Comunità Europea la Calabria era
allora la più povera regione d’Italia e dopo 37 anni è ancora la regione più povera
d’Italia.
Anzi il divario fra la Calabria e le regioni del Nord è addirittura cresciuto ed è
cresciuto anche il divario con alcune regioni dello stesso Mezzogiorno come la
Puglia, solo per citarne una.
E come allora, ancora oggi i nostri giovani, soprattutto quelli diplomati e laureati,
continuano ad andar via per realizzare le loro aspirazioni e trovare altrove terre
dove il merito e la competenza sono ancora dei valori spendibili sul mercato.
Merito e competenza, due termini odiati e vituperati nel “Sistema” corrotto e politico
– mafioso che ammorba le terre calabre da decenni e decenni e che destina spazi
sociali solo a quelli servili al potere e a chi è parte integrante delle famiglie politiche
e delle lobby che imperano da sempre.
I Fondi Europei in parte non utilizzati e in parte dispersi in mille rivoli.
Il vero dramma in Calabria è stato ed è da sempre non la mancanza di fondi ma il
“Modello – Sistema” con il quale vengono gestiti.
Una parte ritorna indietro ed una parte viene spesa a pioggia con finalità solo
politico – clientelari e che sul lungo periodo risultano ininfluente per un reale e
duraturo processo di sviluppo economico.
E chissà cosa accadrà quando, con la riforma dell’Autonomia Differenziata, tutto
verrà regionalizzato e tutto passerà dall’Ente Regione Calabria, quel carrozzone
politico – clientelare che ha prosciugato e prosciuga qualsiasi possibilità di crescita.
Ma questa è la nostra Calabria, questo è il ceto politico dominante, sempre lo stesso
da decenni e questo è il destino della Calabria deciso dai calabresi che nel segreto
delle urne votano chi criticano, a voce, tutti i giorni.
E in una spregevole sindrome di Stoccolma che porta ad amare i propri carnefici i
calabresi continuano a votare chi li ha ridotti allo stato di schiavitù e bisogno
perenne, distruggendo in tal modo anche la speranza.
E come sappiamo, chi vive di speranza, spesso e sovente muore disperato!
Quella del Pnrr è una sfida che la Calabria non può perdere.
Ma come può farlo, se ci sono 10.919 progetti e, di questi, solo 4.454 risultano
validati?
Per la nostra regione, infatti, sono disponibili 9 miliardi e 900 milioni, distribuiti in questo
modo: 1,8 mld per la Provincia di Cosenza, 701,2 mln nella Provincia di Crotone, 1,6
mld nella Provincia di Catanzaro, 823,7 milioni nella Provincia di Vibo e 1,7 mld per
la Provincia di Reggio Calabria. Da sottolineare che, di questi 9 miliardi, 7 mld e 500
mln sono risorse del Pnrr, mentre 2 mld e 400 mln sono collocabili nella voce “altre
risorse”.
Scendendo nel particolare dei progetti, quello che emerge è l’eccessiva
parcellizzazione delle risorse indirizzate alla Calabria se confrontate con le altre
regioni italiane, rispetto alle quali risulta di molto superiore.
Sono, infatti, 10.175 i progetti che prevedono un importo uguale o inferiore a 1
milione di euro; 3300 quelli con importo uguale o inferiore a 20 mila euro; 4050 quelli
che prevedono un importo uguale o inferiore a 30 mila euro (considerati anche
quelli con importo riferito ai 20 mila euro); 5700 con importo uguale o inferiore a 50
mila euro (considerati anche quelli con importo riferito ai 30 mila euro) e 2050 quelli
con importo uguale o inferiore a 10 mila euro.
Sono questi i dati preoccupanti emersi nel report sullo Stato di attuazione del Pnrr in
Calabria curato dalla Uil Calabria dalla Uil Fpl Calabria che attesta i notevoli ritardi
nell’attuazione del Pnrr, e le incertezze nella pianificazione e se mettiamo insieme
appunto, questo binomio, non possiamo che notare una Calabria che continua ad
arretrare, dove la povertà continua a farla da padrone proprio in virtù dello
spopolamento, di un’emigrazione continua e che non è più un’emigrazione solo di
quantità, ma un’emigrazione di qualità.
Mazzini diceva che l’Italia sarà quel che sarà il Mezzogiorno, ma si può aggiungere
che all’interno del Mezzogiorno esiste un Mezzogiorno che è appunto la Calabria,
un mondo estremo dove si continua ad arrancare e dove i diritti che dovrebbero
essere costituzionalmente garantiti ai cittadini calabresi spesso sono un miraggio.
Quello che emerge, dunque, è un quadro preoccupante, che evidenzia criticità in
termini di risposta da parte dei soggetti attuatori – non solo dell’amministrazione
pubblica calabrese – con autorizzazioni lente e pagamenti in ritardo.
La Calabria – dice il sindacato – ha spostato molti obiettivi nei prossimi anni: il rischio
è che, dovendo realizzare troppi interventi entro il 2026, le attività si ingolfino e non
riesca più a rispettare le scadenze stabilite da Bruxelles.
Anche la Corte dei Conti ha segnalato lentezze nella spesa pubblica e difficoltà nel
rispettare i tempi previsti per l’attuazione delle misure.
La recente rimodulazione delle risorse ha comportato uno spostamento di fondi da
progetti infrastrutturali verso sussidi alle imprese, evidenziando la necessità di un
rafforzamento delle capacità amministrative a livello locale.
Una lentezza dovuta anche alla carenza di personale specializzato presente negli
enti locali per seguire l’iter progettuale, di realizzazione delle opere e di
rendicontazione degli investimenti, finisce per rallentare ancora di più questo
processo.
Il rischio concreto è quello di dover restituire il prestito all’Europa, indebitando la
Regione per diversi anni, senza riuscire a realizzare i progetti previsti e, quindi,
trasformare la Calabria.
Sono necessari provvedimenti concreti per accelerare la messa a terra dei progetti,
attraverso un piano di efficientamento della Pubblica Amministrazione, con
assunzioni di qualità e piani di riqualificazione per il personale già in servizio.
Si tratterebbe di coprire, per 10 anni, il costo di circa 850/900 impiegati fra istruttori
(geometri e ragionieri) e funzionari di elevata qualificazione (ingegneri, architetti,
avvocati, economisti). Naturalmente questo prevede, a monte, la previsione di una
norma legislativa di carattere nazionale che consenta la deroga al tetto di spesa
per le assunzioni.
Lo stato di avanzamento dei singoli interventi del Pnrr e la spesa effettivamente
sostenuta per migliaia di progetti approvati è ancora scarsamente attuata.
Nella nostra Regione, secondo gli ultimi dati (Marzo 2024) è stato speso, si ripete,
solo il 6,4% delle risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza
A livello nazionale in vista della scadenza del 2026, la spesa rendicontata del PNRR
ha raggiunto quota 46 miliardi su oltre 191 totali da investire entro i prossimi due anni
e mezzo. Solo lo scorso anno le spese sono ammontate a 21,1 miliardi contro i 40,9
indicati dalla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza
(NaDEF).
Nonostante il nostro Paese stia facendo meglio di altre nazioni europee, non
mancano i ritardi nell’attuazione del PNRR.
Tra i comuni chiamati a gestire risorse e progetti si riscontrano problematicità e in
caso di inadempienza, scatterà la restituzione delle risorse ricevute.
Il rischio è quindi, che gli enti locali poi debbano rimetterci di tasca propria, con
tutte le conseguenze che gravano sui rispettivi bilanci.
Qual è pertanto la situazione in Calabria?
L’ultimo aggiornamento ufficiale relativo alla gestione delle risorse del PNRR risale
al primo febbraio dello scorso anno.
Per quanto riguarda la Calabria (fonte portale “Calabria Europa”), si parla di 11,3
miliardi di euro per un totale di oltre 12.142 progetti già avviati.
Tuttavia, di questi soltanto 777 (pari al 6,4%) risultano completati.
In alcuni casi non si è ancora partiti (vedasi infrastrutture, istruzione e ricerca).
Inchiodati alla casella “zero” anche le cosiddette «missioni>> relative a
digitalizzazione, salute e coesione.
Anche la Corte dei Conti, nell’ultima relazione presentata a Febbraio dello scorso
anno, ha certificato «Spesa zero».
In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile
che si è svolta a Catanzaro, il procuratore generale, Ermenegildo Palma, ha
evidenziato forti ritardi nell’impiego delle «ingenti disponibilità finanziarie» di cui è
destinatario il territorio calabrese.
«<ll PNRR è praticamente fermo», ha evidenziato Palma, secondo il quale «basta
prendere il portale “Calabria Europa” per vedere che una delle misure del PNRR,
che è quella riguardante le infrastrutture, su 5 miliardi e mezzo di dotazione ha spesa
zero».
Il motivo di ciò, non sarebbe «la paura della firma che blocca le iniziative della
pubblica amministrazione, è qualcosa di più complesso che passa dalle norme ed
anche dalla cultura di chi deve attuarle».
Per il procuratore generale della Corte dei Conti, «avendo norme più semplici e una
propensione a una maggiore responsabilità e nessuna paura della firma, potremmo
andare avanti a spendere tutti i soldi del PNRR».
I progetti realizzati in Calabria.
La “missione” Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo che ha
«<l’obiettivo di dare un impulso decisivo al rilancio della competitività e della
produttività» ed è quella «con maggiore impatto trasversale proprio perché
digitalizzazione e innovazione riguardano tutti i campi» è ferma a soli 3 progetti
chiusi su 3114 totali.
Il paradosso è che su oltre un miliardo e 259 milioni di euro, sono stati spesi soltanto
754 mila 169 euro.
Nell’ambito della “missione” Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica che ha come
obiettivo promuovere la transizione ecologica, la tutela e la valorizzazione del
patrimonio naturale e culturale, con particolare attenzione alle aree interne e
montane, e di rafforzare la resilienza ai rischi naturali e antropici», sono stati chiusi
756 progetti (74,5 milioni spesi) su 4.934 totali.
Il settore delle infrastrutture «per una mobilità sostenibile» che ha ottenuto 5,5
miliardi di euro per finanziare 14 progetti è in pratica fermo: il rendiconto parla di
<<zero>> interventi chiusi su 14 totali.
Analogo discorso anche per la “missione” Istruzione e Ricerca: oltre un miliardo di
euro previsti, ma dei 2687 progetti avviati nemmeno uno è stato portato a
compimento.
Numeri esigui anche per la “missione” Inclusione e Coesione.
Su 895 progetti totali (poco più di un miliardo il finanziamento), ne sono stati chiusi 4 per una spesa totale di 1,1 milione di euro. La promozione della salute conta 14 progetti chiusi per un totale di 1,5 milioni di risorse investite su un ammontare di quasi
629 milioni per finanziare in totale 498 progetti.
Il mese scorso il quotidiano economico IL SOLE 24 ORE titolava: Alta Velocità
Salerno-Reggio, terzo valico e banda larga: le opere che rischiano di restare fuori
dal Pnrr.
Troppo alto il rischio di sforare i tempi e con la revisione del Pnrr finiscono sotto esame
il Terzo valico dei Giovi (4,3 miliardi) e il primo lotto del Treno Alta Velocità Salerno-
Reggio Calabria oltre alla diga di Campolattaro e la banda larga.
La nuova revisione del Pnrr che il Governo proporrà alla Commissione europea nelle
prossime settimane metterà sotto esame investimenti per 10-12 miliardi di euro.
Sul tavolo finiscono soprattutto interventi infrastrutturali, dal valico ferroviario dei
Giovi a un lotto del Treno Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria fino agli interventi
sulla maxi-diga di Campolattaro, in provincia di Benevento, e su un altro invaso in
Sicilia.
Circa due miliardi ballano sul primo lotto dell’Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria,
in affanno rispetto alla scadenza del 2026: viaggia verso la sostituzione con tratte
meno problematiche, per essere poi coperto con fondi nazionali e qui, ovviamente
il discorso si complica, poiché, oltre al problema di reperimento dei fondi, c’è
sempre la probabilità che questi, una volta reperiti, vengano destinati ad altro o
altrove.
L’ennesima revisione del cronoprogramma iniziale, che segue i ritocchi intervenuti
puntualmente a ognuna delle ultime rate, è destinata a rianimare il dibattito su
un’eventuale proroga delle scadenze del Pnrr, lanciato nei mesi scorsi dal ministro
dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
“La notizia dell’imminente revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
(PNRR), con il concreto rischio di dirottare fondi destinati all’Alta Velocità ferroviaria
in Calabria verso altre opere, rappresenta un colpo durissimo per il futuro della
regione. L’ennesima promessa infranta, l’ennesimo segnale di una Calabria
considerata fanalino di coda, sacrificabile sull’altare di logiche politiche che
appaiono sempre più distanti dalle reali esigenze del territorio”.
Questo è quanto afferma in una nota stampa Davide Tavernise, Consigliere
Regionale della Calabria e Presidente del gruppo consiliare Movimento 5 Stelle.
“Apprendiamo con sconcerto che, mentre la sesta rata del PNRR (8,7 miliardi) è appena giunta da Bruxelles, il governo nazionale, con il benestare di quello regionale, è già al lavoro per una nuova modifica del Piano, adducendo
“circostanze oggettive” che impedirebbero la realizzazione di alcuni progetti entro
il 2026. Tra questi figurano proprio i lotti calabresi dell’Alta Velocità Salerno-Reggio
Calabria, quelli dove i ritardi accumulati sono più significativi” – dichiara Tavernise.
“E mentre si tagliano fondi cruciali per l’Alta Velocità in Calabria, si continua a
perseguire il progetto del Ponte sullo Stretto, un’opera che, a fronte di costi
esorbitanti e dubbia utilità pratica per le esigenze immediate del territorio, distoglie
risorse preziose da interventi ben più urgenti e necessari. In una regione dove le
infrastrutture esistenti cadono a pezzi, dove la rete ferroviaria è obsoleta e le strade
sono spesso impraticabili, investire miliardi in un’opera faraonica come il Ponte
appare una scelta non solo incomprensibile, ma anche profondamente ingiusta. Si
preferisce un simbolo, un’immagine ad effetto, alla concretezza di interventi che
migliorerebbero realmente la vita dei cittadini calabresi. Ma non si tratta solo del
Ponte – aggiunge. La cancellazione di fatto dell’Alta Velocità, unita alla mancata
modernizzazione dell’autostrada, dipinge un quadro desolante per il futuro della
mobilità in Calabria. Si rinuncia a investire in collegamenti moderni ed efficienti,
condannando la regione a un isolamento che ne compromette lo sviluppo
economico e sociale. Si priva la Calabria di una connessione vitale con il resto del
Paese e con l’Europa, precludendo le opportunità di crescita e di progresso. Invece
di puntare su infrastrutture strategiche che favorirebbero l’arrivo di investimenti, il
turismo e lo sviluppo di nuove attività economiche, si sceglie di perpetuare
un arretratezza che sembra quasi voluta, un destino di marginalità che la Calabria
non merita. Questa combinazione di scelte politiche, che privilegiano opere di
dubbia utilità a discapito di interventi concreti e urgenti, rappresenta un vero e
proprio tradimento delle aspettative dei calabresi e un grave danno per il futuro
della regione” – osserva il Presidente del gruppo consiliare.
“Le responsabilità di questa situazione sono chiare. Il governo nazionale, con la sua
politica miope e disattenta alle esigenze del Sud, e il governo regionale, incapace
di far valere le ragioni del territorio e di difendere gli interessi dei calabresi, si
macchiano di una grave colpa nei confronti di una regione che chiede solamente
di avere le stesse opportunità del resto del Paese” – chiosa il consigliere regionale
pentastellato.
Eugenio Sangregorio . Belvedere Marittimo 10.2.2025