Il Decreto Tajani sulla cittadinanza è una ferita allo Stato di diritto. E dobbiamo reagire.

Foto. I bambini che mancano in Italia.

tulliozembo

“Tempus regit actum” – il tempo governa l’atto – è un principio fondamentale del diritto: ogni azione giuridica è regolata dalla legge in vigore nel momento in cui viene compiuta.
È il fondamento della certezza giuridica, il pilastro della fiducia tra cittadino e istituzioni.

Il Decreto Tajani, invece, viola questo principio alla radice.
Modifica le regole sul riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis (per discendenza), ma non si applica solo al futuro: colpisce retroattivamente anche chi aveva già ottenuto o quasi concluso il riconoscimento.
Un cittadino che ieri era italiano, oggi si ritrova bloccato, annullato, ignorato.
Cosa succede con il Decreto Tajani?
Domande già accettate vengono respinte con nuove regole non previste prima.
Pratiche già chiuse vengono congelate o annullate.
Comuni e consolati si adeguano, sospendendo riconoscimenti già formalizzati.
Viene messo in discussione un diritto già acquisito, come se fosse una concessione ministeriale.

Ma noi siamo italiani per nascita e dalla nascita solo il Governo puó RICONOSCERE nonconcede nulla. 

Un uomo solo contro la legge
Tutto questo è reso possibile da un atto amministrativo firmato da un solo uomo, il Ministro degli Esteri, che con un tratto di penna ha ignorato decenni di giurisprudenza, calpestato un diritto sacro e creato due classi di italiani:

Quelli riconosciuti senza discussione.

E quelli costretti a dimostrare per sempre di “meritarlo”, anche se già italiani di fatto e di diritto.

È una violazione grave, che mina il principio di legalità e il rispetto della persona. È una distorsione profonda dell’equilibrio tra i poteri dello Stato.

Non basta indignarsi. Bisogna agire. Ora.
Un singolo giudice non può cancellare da solo il decreto, ma può sollevare una questione di legittimità costituzionale. E lo può fare solo se un cittadino porta davanti a lui un caso concreto.

Per questo, oggi, è fondamentale adire i giudici.
Solo il potere giudiziario può fermare gli abusi dell’esecutivo.
Solo i cittadini, con coraggio e determinazione, possono attivarlo.

Cosa puoi fare:
Documenta tutto: comunicazioni, ritardi, rifiuti, sospensioni.

Condividi la tua esperienza: anche in forma anonima. Fallo sapere. Scrivici.

Adisci un giudice: ogni caso può aprire la strada alla Corte costituzionale.

Unisciti alla mobilitazione: prepariamo azioni collettive e, se necessario, un referendum abrogativo ex art. 75 della Costituzione.

Non ti lamentare se non ti sei lamentato prima.
Difendi i tuoi diritti. E quelli degli altri.
La cittadinanza non si chiede: si riconosce. La Costituzione non si interpreta a piacere: si applica.

Siamo italiani. Sempre.
E oggi, più che mai, lo dobbiamo gridare. A voce alta. Davanti a un giudice.

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Redazione
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