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Il pensiero di Husayn Al Houthi, il fondatore degli houth
Una famiglia pensate che tiene in ballo il ns mondo?
Chi sono dunque gli houthi? Quale storia e obiettivi hanno? Chi ne è il fondatore e l’attuale leader? Qualche appunto per provare a orientarsi e per sfatare semplificazioni e falsi miti. Rimettendo al centro lo Yemen e il suo conflitto.
Gli houthi sono una minoranza d’élite che si è presa il nord dello Yemen
Gli houthi sono un movimento religioso, politico e armato che rivendica l’autonomia confessionale e politica del nord dello Yemen anche se, tra propaganda e realtà, non nascondono l’ambizione di volersi prendere tutto il paese. Gli houthi rappresentano, nel nucleo originario, solo una piccola parte della società yemenita, per di più d’élite. Infatti, Houthi (o huthi, come sarebbe più corretto in arabo) è in realtà il cognome di Husayn Al Houthi, il fondatore del movimento e fratellastro dell’attuale leader Abdel Malek Al Houthi. Un indizio che ci dice già molto della natura familiare della loro leadership. Come movimento, gli houthi si formano nel 2002, pochi mesi dopo l’11 settembre 2001 ovvero l’attacco di Al Qaeda contro gli Stati Uniti: ma la formazione religiosa e politica di Husayn inizia già negli anni Ottanta. Ansar Allah (dall’arabo partigiani di Dio) è il nome che il movimento si dà a partire dal 2011, nel pieno della “primavera araba” dello Yemen, per rivolgersi a tutti gli yemeniti. Gran parte dei media internazionali, arabi compresi, continua comunque a chiamarli semplicemente houthi.
La famiglia Al Houthi e il nucleo fondativo del movimento hanno tre caratteristiche distintive: la provenienza geografica, lo status sociale e un passato “ingombrante”. Essi provengono dall’estremo nord dello Yemen: la roccaforte Saada, oltre 2000 metri sopra il mare, oggi il governatorato più povero del paese e privo di materie prime, è solo a un centinaio di chilometri dal confine con l’Arabia Saudita. In Yemen convivono musulmani sciiti e sunniti, senza significativi scontri settari. Gli houthi sono sciiti, della branca zaidita, quindi diversi da quelli dell’Iran (che sono duodecimani). Il 30/40% degli yemeniti è sciita zaidita ma solo una parte è affiliata agli houthi o li sostiene. A differenza della maggioranza degli yemeniti, la famiglia Al Houthi e i vertici politici e militari del movimento non sono infatti d’estrazione tribale, ma appartengono all’élite religiosa degli zaiditi. Dunque hanno uno status sociale superiore rispetto alla gran parte dei 34 milioni di yemeniti. Tra l’anno 892 e il 1962, lo Yemen settentrionale fu governato proprio dall’imam degli sciiti zaiditi, ma poi questo gruppo fu marginalizzato dalla vita pubblica ed economica dello Yemen. Infatti, tutti i governi repubblicani seguiti alla rivoluzione del 1962 hanno temuto che l’estremo nord potesse ribellarsi e ricostituire il governo dell’imam, dunque li hanno esclusi dal potere.
Da queste premesse, sembrava improbabile che un movimento a guida familiare, per di più di natura minoritaria, giungesse a controllare l’intero Yemen nord occidentale, capitale Sanaa e coste del Mar Rosso comprese. E invece è stato così: gli houthi sono riusciti ad attrarre consensi e reclute al di là del ristretto perimetro della roccaforte Saada. La corruzione delle deboli istituzioni dello Yemen, il ruolo dell’Iran e anche i fallimenti militari dell’Arabia Saudita lo hanno reso possibile.
Il fondatore degli houthi ha studiato in Iran e in Sudan, facendo propaganda contro gli Stati Uniti
Da un movimento che rivendica un passato di gloria, ci si aspetterebbe un’ideologia statica e restia alle trasformazioni. E invece no. Il pensiero di Husayn Al Houthi, il fondatore degli houthi, ha un pantheon di figure e idee tra loro apparentemente opposte: rompe con la tradizione degli sciiti zaiditi perché è un rivoluzionario. Negli anni Ottanta, Al Houthi aveva già partecipato alla fondazione della Gioventù credente, formazione degli sciiti zaiditi in Yemen (venne persino eletto in Parlamento nel 1993, prima di abbandonarlo), in contatto con gli ambienti religiosi delle città sante sciite di Qom (Iran) e Najaf (Iraq).
Negli anni Ottanta, Husayn studiò nell’Iran di Ruhollah Khomeini insieme al padre Badreddin, un religioso considerato il vero ideologo degli houthi. Poi, nei primi anni Novanta, fu in Sudan per approfondire l’Islam: lo stesso ambiente culturale e negli stessi anni di Osama bin Laden, il fondatore di Al Qaeda che visse lì prima di tornare nell’Afghanistan dei talebani, ma anche dell’influenza iraniana in Sudan durante il regime di Omar Al Bashir e Hassan Al Turabi, legati alla Fratellanza Musulmana. Il pensiero del fondatore degli houthi è tanto aperto alle contaminazioni culturali, quindi sincretico, quanto chiuso, dunque dogmatico, nella religione. Gli insegnamenti orali di Husayn Al Houthi, poi raccolti nel Malazim (“fascicoli”), sono ancora oggi il riferimento dei seguaci: lo chiamavano il “Corano parlante” perché il fondatore rifiutava tradizione e interpretazione del testo, ovvero ogni altra fonte di giurisprudenza islamica che non fosse il libro sacro.
Lo slogan del movimento, “Allah è il più grande, morte all’America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei, vittoria all’Islam”, ha un forte tratto anti-americano, anti-semita e anti-sionista che riecheggia quelli dell’Iran di Khomeini. Fu scandito per la prima volta nel 2002 contro il regime di Ali Abdullah Saleh,