Inizia la 19ª Legislatura: Liliana Segre apre la seduta in Senato

Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. In questo mese di ottobre, nel quale cade il centenario della marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio a me assumere momentaneamente la Presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica. Il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente, perché – vedete – ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre ed è impossibile, per me, non provare una specie di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco della scuola elementare. E oggi si trova, per uno strano destino, addirittura sul banco più prestigioso del Senato”. Così la senatrice a vita Liliana Segre ha aperto questa mattina la prima seduta del nuovo Senato, che presiede in quanto senatrice più anziana. Salutata dagli applausi dei 200 eletti il 25 settembre, Segre ha portato all’assemblea i saluti del senatore a vita Napolitano, assente per motivi di salute, e rivolto gli auguri di buon lavoro ai colleghi.
In un discorso molto applaudito, Segre ha citato l’importanza della Costituzione, del mettersi a servizio di tutti gli italiani, dell’importanza di combattere con fermezza il linguaggio d’odio e di farsi portatori, tutti, anche nelle differenze, dell’unità nazionale.
No, dunque, alla “politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto”, sì “ad una politica alta e nobile che, senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza”.
“La maggioranza uscita dalle urne ha il diritto-dovere di governare; le minoranze hanno il compito altrettanto fondamentale di fare opposizione. Comune a tutti deve essere l’imperativo di preservare le istituzioni della Repubblica, che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno, che devono operare nell’interesse del Paese e devono garantire tutte le parti”, ha aggiunto Segre. “Le grandi democrazie mature dimostrano di essere tali se, al di sopra delle divisioni partitiche e dell’esercizio dei diversi ruoli, sanno ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, di istituzioni rispettate, di emblemi riconosciuti”.
In Italia “il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione repubblicana che – come dice Piero Calamandrei – è non un pezzo di carta, ma il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943, ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti”, ha aggiunto la senatrice, rilevando come “il popolo italiano abbia sempre dimostrato grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica. In ogni occasione in cui sono stati interpellati, i cittadini hanno sempre scelto di difenderla, perché da essa si sono sentiti difesi”. Naturalmente, ha osservato Segre, “anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata, come essa stessa prevede all’articolo 138, ma consentitemi di osservare che, se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione, peraltro con risultati modesti, talora peggiorativi, fossero state invece impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice”, ha affermato la senatrice citando in particolare l’articolo 3.
“Le grandi Nazioni – ha aggiunto in un altro passaggio del suo discorso – dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così per il popolo italiano? Perché mai – si è chiesta Segre, applaudita dai colleghi senatori – dovrebbero essere vissute come date divisive, anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 aprile, festa della Liberazione, il 1° maggio, festa del lavoro, il 2 giugno, festa della Repubblica? Anche su questo tema della piena condivisione delle feste nazionali, delle date che scandiscono un patto tra le generazioni, tra memoria e futuro, grande potrebbe essere il valore dell’esempio, di gesti nuovi e magari inattesi”.
Auspicando unità anche “nella lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico e contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni”, Segre ha infine rivolto “due auguri”.
“Mi auguro che la nuova legislatura veda un impegno concorde di tutti i membri di questa Assemblea per tenere alto il prestigio del Senato, tutelare in modo sostanziale le sue prerogative e riaffermare, nei fatti e non a parole, la centralità del Parlamento”, visto che “da molto tempo viene lamentata, da più parti, una deriva ed una mortificazione del ruolo del potere legislativo a causa dell’abuso della decretazione di urgenza e del ricorso al voto di fiducia. E le gravi emergenze che hanno caratterizzato gli ultimi anni non potevano che aggravare la tendenza”.
“Nella mia ingenuità di madre di famiglia, però, ma anche secondo un mio fermo convincimento, credo che occorra interrompere la lunga serie di errori del passato. Per questo – ha aggiunto – basterebbe che la maggioranza si ricordasse degli abusi che denunciava da parte dei Governi quando era minoranza e che le minoranze si ricordassero degli eccessi che imputavano alle opposizioni quando erano loro a governare. Una sana e leale collaborazione istituzionale, senza nulla togliere alla fisiologica distinzione dei ruoli, consentirebbe di riportare la gran parte della produzione legislativa nel suo alveo naturale, garantendo al tempo stesso tempi certi per le votazioni”.
Infine, l’auspicio che “tutto il Parlamento, con unità di intenti, sappia mettere in campo, in collaborazione col Governo, un impegno straordinario ed urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da tante famiglie e da tante imprese, che si dibattono sotto i colpi dell’inflazione e dell’eccezionale impennata dei costi dell’energia, che vedono un futuro nero, che temono che disuguaglianze ed ingiustizie si dilatino ulteriormente, anziché ridursi. In questo senso, avremo sempre al nostro fianco l’Unione europea, con i suoi valori e la concreta solidarietà di cui si è mostrata capace negli ultimi anni di grave crisi sanitaria e sociale. Non c’è un momento da perdere. Dalle istituzioni – ha concluso – democratiche deve venire il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere livelli di guardia e tracimare”.
Al termine del discorso, i senatori hanno iniziato a votare – a scrutinio segreto – per la presidenza del Senato che, secondo i rumors di palazzo, andrebbe ad Ignazio Larussa. AISE

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Redazione
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