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Italiani nel mondo e italo discendenti una realtá ignorata.
Di Andrea Pacia
Negli ultimi anni*, la questione della cittadinanza italiana per gli Italo discendenti ha acquisito un’importanza crescente. È un fenomeno che merita attenzione, non solo per i numeri coinvolti, ma anche per le implicazioni culturali e politiche che porta con sé. Purtroppo, l’approccio della burocrazia italiana ha complicato una situazione che, in teoria, dovrebbe essere semplice. La legge sulla cittadinanza italiana stabilisce che un figlio di un cittadino italiano è automaticamente considerato italiano. Tuttavia, i lunghi processi burocratici hanno costretto molti Italo discendenti a ricorrere alle vie legali, intasando i tribunali e facendo emergere frustrazioni notevoli.
In Brasile, ad esempio, si stima che ci siano ben 40 milioni di discendenti italiani, mentre in Argentina il numero si aggira intorno ai 20 milioni. Questi dati rappresentano una risorsa inestimabile per l’Italia, eppure l’opinione pubblica italiana non sembra essere favorevole a queste richieste di riconoscimento. Spesso gli italiani vedono il connazionale all’estero come qualcuno che cerca solo un passaporto per viaggiare, ignorando le sfide e le esperienze delle generazioni che hanno mantenuto viva l’eredità culturale italiana.
Inoltre, la politica italiana non ha fatto passi significativi per facilitare i diritti degli italiani all’estero e degli Italo discendenti. Al contrario, si osserva una tendenza a rendere più difficile il riconoscimento della cittadinanza italiana, distogliendo l’attenzione dalle reali esigenze di coloro che rappresentano un legame vitale con le radici italiane. Nessun governo ha mai veramente investito in modo strategico su queste persone che fungono da ambasciatori della cultura italiana nel mondo.
Una contraddizione evidente si presenta nel dibattito politico attuale, dove alcune forze cercano di modificare le leggi sulla cittadinanza a favore degli stranieri residenti in Italia. Per esempio, è in discussione un referendum che potrebbe ridurre il requisito di residenza da dieci a cinque anni per ottenere la cittadinanza. Questi sviluppi sollevano interrogativi legittimi su come venga riconosciuto il valore del legame con l’italianità tradizionale rispetto a una politica di accoglienza più inclusiva.
La storia, la cultura e la tradizione italiana non sono bene materiali da distribuire, ma realtà che devono essere trasmesse da padre a figlio. Questo è il principio alla base dell’ordinamento italiano in materia di cittadinanza, definito come *Ius Sanguinis*. Tuttavia, sembra che il rischio di assistere a un’inversione di tendenze verso *Ius Soli* e *Ius Scholae*, che potrebbero rendere troppo facile l’accesso alla cittadinanza, stia emergendo, mentre milioni di Italo discendenti rimangono in attesa del riconoscimento delle proprie origini.
In un paese che invecchia progressivamente, continuando a perdere cittadini, diventa un’assurdità non investire sugli italiani e sugli Italo discendenti nel mondo. Un’adeguata valorizzazione di queste comunità potrebbe non solo rafforzare il legame con il nostro paese, ma anche sbloccare potenziali risorse economiche e culturali significative. È essenziale, quindi, che la politica italiana inizi a riconoscere e rispettare il patrimonio degli italiani nel mondo, per il bene comune di tutti e per il futuro della nostra identità nazionale.
Andrea Pacia: attivista nella difesa dei diritti degli Italo discendenti e italiani nel mondo