“La nascita del caravaggismo a Roma”: un inedito Orazio Gentileschi in Palazzo Barberini

ROMA – Si è aperta il 27 gennaio alle Gallerie Nazionali di Arte Antica la mostra “Orazio Gentileschi e l’immagine di san Francesco. La nascita del caravaggismo a Roma”, che sarà allestita sino al 10 aprile negli spazi di Palazzo Barberini a Roma. La mostra è curata da Giuseppe Porzio, professore di storia dell’arte moderna presso l’Università di Napoli L’Orientale, e Yuri Primarosa, curatore del museo e docente a contratto di storia dell’arte moderna presso la Sapienza Università di Roma.
Nella sala n.9 del piano terra di Palazzo Barberini, destinata alle mostre dossier con approfondimenti su singole opere o temi specifici, è esposto per la prima volta un dipinto di Orazio Gentileschi raffigurante San Francesco in estasi, notificato dallo Stato italiano su parere di Yuri Primarosa quale opera di eccezionale importanza storico-artistica. Il quadro costituisce, con ogni evidenza, una rara e rilevante testimonianza del momento in cui Orazio Gentileschi si avvicinò alle novità poetiche e stilistiche elaborate da Michelangelo Merisi. Fu infatti eseguito dal naturale e con il modello in posa: un metodo di lavoro che Orazio doveva aver appreso già attorno al 1599-1600 direttamente da Caravaggio. Con ogni probabilità il quadro fu dipinto negli stessi anni del celebre processo che Giovanni Baglione aveva intentato contro Caravaggio, Onorio Longhi, Filippo Trisegni e lo stesso Gentileschi; nel corso del processo e per la precisione nel settembre del 1603, Gentileschi aveva dichiarato di aver prestato a Caravaggio “una veste da cappuccino” e un “par d’ale”. Si tratta plausibilmente dello stesso saio, contraddistinto da un peculiare copricapo a punta, che Orazio ritrasse nell’opera qui presentata.
L’inedito dipinto di Gentileschi è messo a confronto con tre importanti opere conservate a Palazzo Barberini e con un quadro proveniente dal museo del Prado: il San Francesco in meditazione attribuito a Caravaggio, il San Francesco sorretto da un angelo dello stesso Gentileschi, il San Francesco in preghiera del Cigoli e il San Francesco sorretto da un angelo di Madrid, altro capolavoro della fase giovanile di Gentileschi.
Grazie a questa scoperta è possibile documentare in modo nuovo la nascita del caravaggismo a Roma attraverso il precoce influsso suscitato dal Merisi su Gentileschi, già attivo nella capitale papale da più di due decenni nel solco della tarda Maniera.
L’inedito San Francesco, fortemente sperimentale nella resa di un naturalismo vivido ed espressivo, è inoltre presentato accanto ad alcuni oggetti di grande forza evocativa, come gli atti del processo del 1603 aperti sulla pagina della citata deposizione di Caravaggio, un saio cappuccino coevo e una fotografia di Massimo Listri della cripta dei frati cappuccini di via Veneto a Roma, realizzata per l’occasione.
Nella nuova interpretazione dell’immagine di san Francesco fu infatti fondamentale per gli artisti caravaggeschi la familiarità con alcune pratiche di preghiera molto diffuse al tempo, come le veglie compiute dai cappuccini davanti alle spoglie dei loro confratelli: vivida testimonianza dell’austerità di una regola consacrata all’elevazione dell’anima e al rifiuto delle vanità, celebrata magistralmente da Caravaggio e Gentileschi.
La mostra è stata realizzata grazie al supporto della Galleria Benappi Fine Art, che ha provveduto anche al restauro della tela, eseguito da Stefano Scarpelli sotto la supervisione delle Gallerie Nazionali.
Accompagna la mostra il catalogo edito da Officina Libraria che contiene saggi dei curatori e testi di Keith Christiansen (già direttore del Department of European Paintings al Metropolitan Museum of Art di New York), Alessandro Zuccari e Massimo Moretti (professori di Storia dell’arte moderna, Sapienza Università di Roma), Ilaria Sgarbozza (Soprintendenza Speciale di Roma) e Claudio Sagliocco (dottorando in Storia dell’arte, Sapienza Università di Roma). (aise)

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Redazione
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