La “Sovranità turistica” vale quasi 3 miliardi di euro

ROMA – Ogni anno oltre 18 milioni di italiani scelgono una destinazione estera per trascorrere le loro vacanze generando ben 158,4 milioni di pernottamenti e una spesa turistica di quasi 15 miliardi di euro. Cosa accadrebbe se una quota di questi italiani optasse per una destinazione turistica nel Belpaese? Si produrrebbero circa 9 milioni di arrivi, oltre 31 milioni di presenze e un vantaggio per il sistema turistico nazionale pari a quasi 3 miliardi di euro all’anno. Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Lombardia presentano il maggior tasso di propensione turistica estera, rapporto ideato dall’istituto di ricerca per misurare l’incidenza dei turisti che trascorrono annualmente una vacanza all’estero sul totale dei vacanzieri residenti per regione. È quanto emerge da una ricerca dell’istituto Demoskopika che ha stimato il possibile impatto sul turismo italiano analizzando i consumi turistici dei residenti nel Belpaese che annualmente scelgono di trascorrere le vacanze fuori dai confini nazionali.
“Sarebbe proficuo – dichiara il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – mettere in campo un Piano di sovranità turistica con il quale il governo Meloni, in condivisione con i portatori di interesse (associazioni del comparto, Regioni, etc.) potrebbe recuperare, da un lato, una quota significativa di mercato “nazionalista”, ossia di turisti italiani che potrebbero riprendere a scegliere il Belpaese come meta principale per le vacanze e, dall’altro, rafforzare misure e interventi maggiormente in linea con i nuovi comportamenti di consumo turistico espressi dal mercato nazionale principalmente dopo il periodo post pandemico. È sul cluster degli esterofili, – precisa Raffaele Rio – cioè dei milioni di turisti italiani che ogni anno scelgono l’estero quale meta vacanziera che si dovrebbe concentrare prioritariamente la strategia integrata della sovranità turistica. Le misure governative, da quantificare puntualmente nei contenuti e nelle risorse finanziarie in relazione alle fasi e agli strumenti da mettere in campo e ritenuti più efficaci per un’attuazione consapevole del Piano di sovranità turistica, non possono non trovare punto di partenza nei fattori “condizionanti” la scelta degli italiani di trascorrere una vacanza in una destinazione nel Belpaese tra i quali figurano le attrazioni naturali e paesaggistiche, la scoperta del patrimonio storico, artistico e culturale, E, ancora, la qualità dell’offerta ricettiva, la tradizione enogastronomica e un buon rapporto prezzo/qualità dell’offerta. Risvegliare l’identità turistica dell’Italia – conclude il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – può e deve rappresentare una leva di crescita del comparto nel nostro paese”.
Scenario: “catturare” il turismo esterofilo può generare 9,2 milioni di arrivi e 31,2 milioni di presenze in Italia. Ogni anno mediamente 18,4 milioni di italiani prediligono l’estero per trascorrere le vacanze generando ben 158,4 milioni di pernottamenti. È quanto rilevato dall’Istituto Demoskopika elaborando i dati relativi ai viaggiatori italiani dell’indagine annuale della Banca d’Italia sul turismo internazionale. Facendo leva sulla sovranità turistica si potrebbe convincere una quota rilevante dei turisti esterofili, cioè degli italiani che annualmente scelgono di trascorrere le vacanze fuori dai confini del Belpaese. Nell’ipotesi di fidelizzare la metà del raggruppamento del turismo esterofilo, nei 12 mesi del 2023 il comparto italiano potrebbe beneficiare di nuovi 9,2 milioni di arrivi e di 31,2 milioni di presenze con una crescita rispettivamente pari al 17,8 per cento e al 17 per cento rispetto al 2021, ultimo dato disponibile dell’Istat per regione. Sarebbero otto i sistemi regionali a ottenere prioritariamente i maggiori benefici collocandosi al di sopra dei valori medi italiani sia per gli arrivi che per i pernottamenti: Valle d’Aosta, Lazio, Basilicata, Lombardia, Calabria, Piemonte, Campania e Trentino-Alto Adige.
Vantaggi: con sovranità turistica, crescita della spesa dei vacanzieri pari al 13,4%. Sarebbe pari a 2.933 milioni di euro il beneficio, misurato in termini di spesa turistica, generato dai cosiddetti “turisti esterofili” con un incremento pari al 13,4 per cento rispetto al 2021 secondo le stime di Demoskopika: 19.530 milioni di euro nel 2023 a fronte dei 17.221 milioni di euro nel 2021, aggiungendo alla stima il solo vantaggio economico della quota dei turisti italiani convinti a trascorrere una vacanza nel Belpaese. Quasi la metà, pari a 1.332 milioni di euro, sarebbe concentrato, in quattro sistemi turistici regionali: Emilia-Romagna con 405 milioni di euro, Veneto con 326 milioni di euro, Toscana con 307 milioni di euro e, infine, Trentino Alto-Adige con 294 milioni di euro.
Abitudini: ecco la mappa della propensione turistica all’estero. La scelta di molti cittadini italiani di trascorrere le vacanze all’interno dei confini nazionali – si apprende dallo studio di Demoskopika – potrebbe, dunque, rappresentare un significativo valore aggiunto per il comparto italiano. Ma quali sono i comportamenti di consumo turistico degli italiani? E soprattutto, in quanti, si spostano annualmente scegliendo la vacanza in una destinazione estera? In questa direzione, Demoskopika ha misurato la propensione turistica all’estero, attraverso un indicatore ottenuto dal rapporto tra il totale dei turisti che trascorrono annualmente una vacanza all’estero sul totale dei vacanzieri residenti per regione. Per una lettura più semplificata del fenomeno, i dati per regione rilevati dalla Banca d’Italia, sono stati raggruppati in tre cluster: alto, medio e basso livello di propensione. A spostarsi più abitualmente all’estero i turisti residenti in cinque sistemi regionali: Valle d’Aosta con un’incidenza percentuale, pari al 60%, dei turisti esterofili sul totale dei turisti residenti in quel territorio. A seguire Trentino-Alto Adige (44,8%), Lombardia (42,4%), Piemonte (39,9%) e Lazio (35,6%). Sul versante opposto, infine, i meno propensi agli spostamenti all’estero per trascorrere le vacanze risultano residenti in Calabria (8,2%), Basilicata (13,1%), Sicilia (13,9%), Umbria (19,5%), Puglia e Molise (20,2%). (aise)

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Redazione
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