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Leopardi.
Vi ricordate Il canto notturno di un pastore errante? C’è questo giovane che cammina nella notte e osserva la luna e si domanda: «Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna?» E poi continua: a che scopo esiste il cielo infinito e quel profondo infinito azzurro? Che cosa significa quest’immensità nella quale l’uomo è solo? Ed io che cosa sono?
Tutti noi almeno una volta nella vita ci siamo sentiti come questo giovane, ci siamo posti le stesse domande. Ricordo che un giorno la figlia di un mio amico mi chiese: «Dove vanno le stelle quando spunta il sole?» Allora le parlai della terra che gira su stessa, del moto di rotazione dei pianeti, però più le spiegavo queste cose, più mi sembrava confusa. «Sì, ma perché?» mi chiese alla fine con la sua vocetta infantile. E quel momento fu straordinario, perché capii che tutta la conoscenza che credevo di possedere era inutile, non bastava a rispondere a quella semplice domanda formulata da una bambina di appena otto anni.
Al che le confessai: «non lo so», così come il pastore errante di Leopardi quando si domanda perché esista il mondo e l’uomo e come sia nato l’universo, dice «indovinar non so». Ecco cosa ci insegna Leopardi: a vedere il mondo con lo stupore e la meraviglia di una bambino, perché è dallo stupore, dalla meraviglia che ha inizio la conoscenza.
Da Professor X.