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Meloni all’Onu: l’Italia pronta a fare la sua parte
tulliozembo
Nello scenario attuale e di fronte alle sfide globali “l’Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte”. Lo ha assicurato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo ieri alla 79ª Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che si è riunita dal 22 al 24 settembre al Palazzo di Vetro a New York.
“È un’epoca molto complessa quella nella quale viviamo e il carattere comune delle sfide del nostro tempo ci impone di ragionare in un modo completamente nuovo”, ha esordito Meloni di fronte all’Assemblea. “I sistemi politici democratici affrontano insidie inedite”: dalla “frammentazione geo-economica” al “cammino per la riduzione delle emissioni ambientali”; dalla “scarsità di acqua e di energia” che “incidono sempre più profondamente sullo sviluppo, sulla sicurezza alimentare, sulla stabilità sociale e di intere comunità” al “dirompente avvento dell’intelligenza artificiale generativa”. Tema quest’ultimo che, ha ricordato Meloni, “l’Italia ha voluto fosse al centro della sua presidenza del G7, perché vogliamo fare la nostra parte nella definizione di una governance globale dell’intelligenza artificiale, che sia capace di conciliare innovazione, diritti, lavoro, proprietà intellettuale, libertà di espressione, democrazia”.
“Questa complessità, animata da sfide che sono profondamente interconnesse tra loro, ci dice prima di tutto una cosa: i problemi cosiddetto del Sud Globale sono anche i problemi del Nord del mondo e viceversa”, ha osservato la presidente del Consiglio. “Non esistono più blocchi omogenei e l’interdipendenza dei nostri destini è un fatto. Per questo siamo chiamati a ragionare fuori dagli schemi che abbiamo conosciuto nel passato”.
“La sfida è un cambio deciso di paradigma nei rapporti tra le Nazioni e nel funzionamento degli organismi multilaterali e l’obiettivo è costruire un modello di cooperazione completamente nuovo”, ha detto Meloni, “convinta che questo nuovo modello possa e debba fondarsi su alcuni principi, purtroppo non scontati: il rispetto reciproco, la concretezza, la condivisione. Significa relazionarsi con l’altro da pari a pari, recuperare quella capacità di saper ascoltare per comprendere le ragioni dell’altro che è alla base di qualsiasi fiducia reciproca”.
Sulla base di questo approccio, ha spiegato il capo del governo, “l’Italia ha concepito tutti gli appuntamenti del suo anno di Presidenza G7 in formato aperto, con un outreach molto ampio, che ha coinvolto tutti i Continenti, il G20, l’Unione Africana, le Istituzioni economiche-finanziarie e le Banche multilaterali di sviluppo. Abbiamo dimostrato che il G7 non è una fortezza chiusa, che vuole difendersi da qualcuno, ma un’offerta di valori aperta al mondo”.
In particolare Giorgia Meloni si è soffermata sulla “svolta” che l’Italia ha impresso ai rapporti con il continente africano e con l’America Latina.
In Africa, ha spiegato alla platea a livello bilaterale è stato reso operativo il Piano Mattei per gli investimenti, avviando “progetti pilota” e “partenariati strategici” in nove Stati africani. “Abbiamo strutturato sinergie operative con il Global Gateway dell’Unione europea e la Partnership for Global Infrastructure and Investment del G7. Abbiamo costruito strumenti finanziari nuovi con la Banca Africana di Sviluppo e con la Banca Mondiale, per permettere l’afflusso di risorse pubbliche e private. Abbiamo immaginato soluzioni innovative, come l’Apulia Food Security Initiative, per rafforzare la produzione agricola e la sicurezza alimentare, o l’Energy for Growth in Africa, per sostenere la produzione e la distribuzione di energia pulita. Abbiamo deciso di sostenere progetti strategici per l’Africa, come il corridoio di Lobito”.
“Abbiamo fatto tutto questo senza mai smettere di coinvolgere e confrontarci con i nostri interlocutori africani. Perché il nostro intento non è imporre, ma è condividere e, insieme, scegliere priorità, settori di intervento, ambiti di azione”, ha detto Meloni. “Dove potevamo essere un valore aggiunto, allora lì abbiamo offerto il nostro punto di vista e la nostra collaborazione con progetti concreti che già stanno dando i loro frutti”.
Tutto ciò con l’obiettivo, “di fronte a decine di migliaia di persone che affrontano viaggi disperati per entrare illegalmente in Europa”, di “garantire prima di tutto il loro diritto a non dover emigrare, a non dover recidere le proprie radici semplicemente perché non hanno altra scelta. Una disperazione sulla quale lucrano organizzazioni di criminali senza scrupoli sempre più potenti, sempre più ramificate”.
La presidente Meloni propose un anno fa alle Nazioni Unite di “dichiarare una guerra globale ai trafficanti di esseri umani” e ieri si è detta “felice che quell’appello non sia caduto nel vuoto e che in primis a livello G7 si sia trovata l’intesa per dare vita ad un coordinamento internazionale per smantellare queste reti criminali. Ma bisogna fare di più”, ha ammonito. “Le Nazioni Unite devono fare di più, perché queste organizzazioni criminali stanno riproponendo, sotto altre forme, una schiavitù – intesa come mercificazione dell’essere umano – che questa Assemblea, in altri tempi, ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente. Non si torna indietro. Sconfiggere gli schiavisti del Terzo millennio è possibile e possiamo farlo se uniamo le forze, con una maggiore cooperazione e con iniziative congiunte tra le nostre Forze di polizia, i servizi di intelligence e le autorità giudiziarie, adottando la formula “follow the money”. Una intuizione di due grandi giudici italiani, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che è diventata un modello, anche a livello internazionale, per contrastare le organizzazioni criminali”.
“È un metodo con il quale l’Italia intende rafforzare la sua cooperazione anche con le Nazioni dell’America Latina, perché”, ha spiegato ancora Meloni, “c’è un filo rosso che lega le organizzazioni che speculano sulla tratta di esseri umani in Africa e chi gestisce il traffico di stupefacenti in America Latina”. Un Continente dove purtroppo “le legittime aspirazioni di libertà e democrazia di decine di milioni di persone continuano a rimanere disattese”. E la presidente del consiglio ha fatto riferimento al popolo venezuelano, a cui ha ribadito “solidarietà” e “sostegno”, invitando la comunità internazionale a non rimanere inerte: “è nostro dovere alzare la voce”.
A pochi mesi dall’ottantesimo anniversario della Carta delle Nazioni Unite, che si celebrerà nel 2025, Giorgia Meloni ha fatto riferimento ai due grandi fronti caldi: “non possiamo voltarci dall’altra parte di fronte al diritto dell’Ucraina a difendere le sue frontiere, la sua sovranità, la sua libertà”, ha detto. “Così come affermiamo il diritto dello Stato di Israele di difendersi da attacchi esterni”, ma “allo stesso tempo chiediamo ad Israele di rispettare il diritto internazionale, tutelando la popolazione civile, anch’essa in gran parte vittima di Hamas e delle sue scelte distruttive. E seguendo lo stesso ragionamento sosteniamo, ovviamente, anche il diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato; ma affinché questo possa vedere presto la luce è necessario che i palestinesi lo affidino a una leadership ispirata al dialogo, alla stabilizzazione del Medio Oriente e all’autonomia”. Per la presidente Meloni “oggi l’imperativo è raggiungere, senza ulteriori ritardi, un cessate il fuoco a Gaza e l’immediato rilascio degli ostaggi israeliani. Non possiamo più assistere a tragedie come quelle di questi giorni nel Sud e nell’Est del Libano, con il coinvolgimento di civili inermi, tra cui numerosi bambini”.
L’80° della Carta delle Nazioni Unite, ha continuato il capo del governo italiano, “impone a tutti noi un’occasione storica. Essere finalmente consapevoli che, piaccia o no, i problemi di oggi ci coinvolgono e ci riguardano tutti. Dobbiamo saperci mettere in discussione, con umiltà e consapevolezza. E questo impone anche una riflessione seria sul multilateralismo, sulla capacità delle organizzazioni internazionali di essere all’altezza di questa epoca e delle sfide che ci pone di fronte”. Parlando di Nazioni Unite, “della sua capacità di riformarsi partendo da ciò che è utile e necessario, e non da ciò che è più facile”, Meloni si è detta “convinta che qualsiasi revisione dell’architettura di funzionamento delle Nazioni Unite, a partire dal Consiglio di Sicurezza, non possa prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità, rappresentatività. Sarebbe un errore creare nuove gerarchie, con nuovi seggi permanenti. Siamo aperti a discutere la riforma senza alcun pregiudizio, ma vogliamo una riforma che serva a rappresentare meglio tutti, non a rappresentare meglio alcuni”.
Quindi, avviandosi a concludere, Giorgia Meloni ha osservato: “è un tempo difficile quello nel quale siamo stati chiamati a governare le nostre Nazioni. Tutto intorno a noi sembra cambiare, tutto viene messo in discussione, e le poche certezze che pensavamo di avere non sono più tali. Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, noi possiamo dimostrare di essere all’altezza del compito che la storia ci ha dato. Dimostrarlo ai cittadini che governiamo, dimostrarlo ai nostri figli. Dimostrarlo a noi stessi, forse soprattutto a noi stessi, perché come diceva un grande patriota italiano, Carlo Pisacane, protagonista di quel Risorgimento che fece dell’Italia una Nazione unita, “ogni ricompensa la troverò nel fondo della mia coscienza”. Affrontare i problemi piuttosto che rinviarli, avanzare piuttosto che indietreggiare, preferire ciò che è giusto a ciò che è utile, questo è il nostro compito, difficile ma necessario. L’Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte” AISE