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“Quando le strutture prendono forma”: l’omaggio di Triennale Milano ad Angelo Mangiarotti
MILANO- Triennale Milano rende omaggio all’architetto e designer milanese Angelo Mangiarotti (1921-2012) presentando dal 27 gennaio scorso e sino al 23 aprile la mostra “Angelo Mangiarotti. Quando le strutture prendono forma”. La mostra è curata da Fulvio Irace, con Francesca Albani e Franz Graf per la sezione architettura, Luca Pietro Nicoletti per la sezione scultura e Marco Sammicheli per la sezione design, con il supporto di Giulio Barazzetta.
L’esposizione è realizzata in collaborazione con la Fondazione Angelo Mangiarotti, che ha messo a disposizione le risorse del suo archivio. Il progetto di allestimento è a cura di Ottavio Di Blasi & Partners, con la partecipazione di Renzo Piano.
“Angelo Mangiarotti. Quando le strutture prendono forma” è una delle più complete ed esaustive retrospettive mai realizzate sulla figura dell’architetto milanese e ripercorre oltre 60 anni di attività attraverso un’ampia selezione di opere, progetti, documenti e materiali, molti dei quali mai esposti prima.
Come ha ricordato il presidente Stefano Boeri, “Triennale Milano porta avanti da anni un percorso dedicato ai grandi maestri italiani del progetto, da Enzo Mari a Ettore Sottsass, da Achille Castiglioni a Pietro Lingeri. A questi nomi si aggiunge ora quello di Angelo Mangiarotti, personalità poliedrica e internazionale che negli anni è stata testimone di eccellenti sperimentazioni nei campi dell’architettura, del design, della scultura, del progetto di infrastrutture. La retrospettiva che presentiamo intende dunque restituire la giusta importanza storica a una figura centrale nella cultura del progetto del ‘900. Siamo particolarmente riconoscenti a Renzo Piano, che è stato allievo di Mangiarotti e che con Mangiarotti ha lavorato proprio qui in Triennale nel 1968 per la 14ª Esposizione Internazionale, per aver partecipato a questo importante progetto”.
“Angelo Mangiarotti è una figura imprescindibile del design e dell’architettura italiani”, ha detto Marco Sammicheli, direttore del Museo del Design Italiano di Triennale Milano. “Alcuni dei suoi progetti – tra cui il mobile 4D (UniFor EMME3 /Molteni&C, 1966), la poltrona IN 301 (Zanotta, 1969), il lampadario Giogali (Vistosi, 1967) – sono parte della collezione permanente di Triennale. Questa mostra è un’ulteriore tappa del percorso avviato nell’ottobre 2021 con la giornata di studi organizzata nel centenario della nascita di Mangiarotti, per valorizzare l’opera dell’autore anche in relazione all’influenza che ha esercitato in Giappone, negli Stati Uniti e in Europa”.
Per Fulvio Irace, curatore della mostra, “l’esposizione in Triennale è la prima occasione di restituire alla figura del grande maestro quella complessità che è stata per lungo tempo rimossa dalla sua fama di costruttore attento al processo della cultura materiale e alle tecniche della prefabbricazione. Se è vero infatti che Mangiarotti abbia, per così dire, reinventato l’eterno archetipo della trave e del pilastro, declinandolo per tutta la vita in una strabiliante gamma di variazioni, è altrettanto indubbio – come appunto la mostra mette in luce – che nella sua opera sia contenuta una vena espressiva di grande potenza plastica e scultorea, che lo colloca nel dominio dell’arte oltre che dell’architettura e del design”.
L’allestimento della mostra vede la partecipazione di Renzo Piano, che ha conosciuto Mangiarotti negli anni milanesi del Politecnico e della 14ª Triennale (1968), e vuole rendere omaggio alla puntuale maniera di inquadrare il tema dello spazio, che caratterizza le opere del grande architetto milanese. Il progetto di allestimento sviluppato da Ottavio Di Blasi & Partners è composto da una serie di piattaforme che ospitano i nuclei tematici della mostra: dal nodo al giunto, dalla scultura, all’assemblaggio, dall’astrazione alla sensualità. Ogni tavolo presenta un insieme di modelli di studio, prototipi, realizzazioni e frammenti di lavoro, restituendo al visitatore la ricchezza sperimentale di Mangiarotti e l’atmosfera da laboratorio del suo atelier.
La mostra si concentra sull’attitudine di Mangiarotti nell’affrontare ogni singolo problema progettuale all’interno di una visione globale molto più ampia, in cui la sperimentazione, le caratteristiche del materiale e le funzioni statiche vanno ben oltre le leggi della struttura, attraverso sperimentazioni dei materiali come cemento, marmo e vetro.
Il percorso espositivo prende avvio dal grande corridoio d’ingresso, lungo la cui parete sinistra si snoda una timeline, ispirata alla caratteristica atmosfera dello studio dell’architetto: una lunga parete colorata, dove immagini e disegni dei suoi progetti principali si affastellano e si dispongono ad illustrare il suo composito universo creativo.
Nella parete di fronte, una quadreria schiera una folta serie di disegni di mano dell’architetto, a illustrare la sua grande capacità espressiva e il valore che il disegno riveste nel suo processo ideativo. Entrando nella sala, lo spettatore è attratto da grandi stampe di fotografie fuori scala che riprendono vari dettagli, sia interni che esterni, dei suoi progetti, calandolo all’interno di un percorso che illustra i temi principali della sua incessante ricerca. Senza divisioni forzate tra confini disciplinari, si ha così la possibilità di percepire la continuità di alcuni temi formali che si allacciano e riprendono in tempi diversi e alle diverse scale, come suoni ricorrenti in un complesso testo musicale. Se nei grandi tavoli si dispongono materiali originali d’ archivio – documenti, disegni, foto e maquettes – tutt’attorno si distende un paesaggio da cui emergono con prepotenza presenze scultoree a testimoniare la profonda vena artistica che caratterizza tutta la sua vita.
In una sala apposita è anche possibile assistere alla proiezione del video Un Angelo su Milano: Mangiarotti e la città, realizzato appositamente per l’esposizione da Francesca Molteni, Muse Factory of Project.
Un catalogo, a cura di Fulvio Irace ed edito da Electa (in italiano e in inglese), accompagna e completa la mostra, con una serie di interventi di critici ed esperti, tra cui i saggi di Francesca Albani, Giulio Barazzetta, François Burkhardt, Franz Graf, Luca Pietro Nicoletti, Marco Sammicheli; i focus su specifiche tematiche di Luisa Boccheitto, Tullia Iori, Beppe Finessi, Motomi Kawakami, Valentina Marchetti, Marco Ragone, Toshihiko Suzuki; le testimonianze di Enrico Bona, Martino Gamper, Renzo Piano, Alberto Vintani e un reportage fotografico di Filippo Romano.
Oltre al catalogo, la mostra è accompagnata da un podcast, a cura di Carlo Pastore e Giorgio Terruzzi, un album tematico sulle architetture milanesi di Mangiarotti e una guida illustrata per i più piccoli.
In occasione della mostra, Triennale Milano organizza infine una serie di tour per il pubblico dedicati alla scoperta dei principali progetti realizzati da Angelo Mangiarotti nella città di Milano durante la sua carriera.
Nel periodo di apertura della mostra in Triennale, anche il Politecnico di Milano dedica un’esposizione all’architetto e designer milanese: “Angelo Mangiarotti e la cultura politecnica”, che si svolgerà dal 28 marzo al 30 maggio 2023.
Angelo Mangiarotti nasce a Milano il 26 febbraio 1921 e muore a Milano il 30 giugno 2012. Iscritto alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano all’inizio della guerra prosegue gli studi dal 1943 al 1945 al Campo Universitario Italiano presso l’École Polytechnique di Losanna e nel 1948 si laurea in Architettura al Politecnico di Milano. Dal 1946 al 1953, assieme agli esordi professionali, svolge una intensa attività come intellettuale in stretto contatto con Ernesto Nathan Rogers, collaborando tra l’altro alla 8ª e 9ª Triennale. Tra il 1953 e il 1954 a Chicago frequenta l’Illinois Institute of Technology e svolge attività professionale negli Stati Uniti. Durante questo periodo incontra Walter Gropius e Konrad Wachsmann, Frank Lloyd Wright, Mies van der Rohe. Nel 1955 apre la sua attività professionale a Milano, in associazione con Bruno Morassutti fino al 1961, che prosegue poi in proprio sino alla fine della sua carriera. Nel 1989 fonda Mangiarotti & Associates Office con sede a Tokyo. Dal 1986 al 1992 è art director per Colle Cristallerie di Colle Val d’Elsa. Mangiarotti, le cui opere sono pubblicate su libri, riviste specializzate e quotidiani, ha sempre affiancato all’attività professionale un’intensa attività didattica in Italia e all’estero. Negli anni insegna in numerose Università internazionali, tra cui l’Institute of Design dell’Illinois Institute of Technology di Chicago (1953-1954), l’Istituto superiore di disegno industriale di Venezia (1963-1964), il Politecnico di Losanna (1974), la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano (1989- 1990 e 1997). L’attività di Mangiarotti è segnata da numerosi riconoscimenti, fra gli altri il Premio In/Arch per la Lombardia (1962), il Premio AIP-Associazione Italiana Prefabbricatori (1972), il Prix Européen de la Construction Métallique (1979), il Compasso d’oro ADI alla carriera (1994). Ha ricevuto inoltre lauree honoris causa in Ingegneria alla facoltà di Architettura della Technische Universität di Monaco (1998) e in Disegno industriale alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano (2002). (aise)