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Tutelare gli stipendi dei contrattisti all’estero: gli eletti all’estero del Pd interrogano Tajani
ROMA Inflazione e cambio sfavorevole all’euro stanno penalizzando i dipendenti a contratto nelle sedi consolari all’estero, soprattutto in Usa, Canada, Svizzera e Regno Unito. È quanto rilevato dai deputati Pd eletti all’estero, Di Sanzo, Ricciardi, Porta e Carè, che hanno presentato in merito una interrogazione al ministro Tajani.
“A decorrere da febbraio 2022, a seguito del conflitto in Ucraina che sta attanagliando l’Europa e il mondo, – si legge nella premessa – si sta registrando una spirale inflazionistica con dei riverberi micro e macro economici che stanno mettendo a dura prova non solo la tenuta del sistema economico-sociale nazionale e internazionale ma la qualità della vita e il potere di acquisto del personale assunto localmente presso le rappresentanze diplomatico-consolari italiane all’estero, di cui all’articolo 152 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 in ragione della vulnerabilità della moneta europea rispetto a quella locale, che ha determinato severe conseguenze sull’ammontare reale delle retribuzioni percepite in euro del suddetto personale”.
In particolare, i deputati spiegano che “lo svantaggio economico per i lavoratori di cui in premessa va ricercato nell’andamento instabile della moneta europea in particolare nei confronti del dollaro statunitense, del dollaro canadese, del franco svizzero e della sterlina: il deprezzamento dell’euro rispetto alla valuta del Paese in cui gli impiegati di cui in premessa sono operativi, sta comportando un ridimensionamento significativo del valore delle retribuzioni locali che arriva fino al 35 per cento rispetto a quanto percepito fino al gennaio 2022, prima dell’inizio delle conflittualità russo-ucraine e le relative conseguenze economiche”.
“Questa situazione – aggiungo i deputati – sta assumendo dei contorni critici in queste realtà, in particolare negli Stati Uniti e in Svizzera, dove il livello di malcontento tra i medesimi lavoratori sta crescendo in maniera esponenziale, rappresentando una premessa indifferibile per agitazioni e scioperi nelle sedi che creerebbero i presupposti per una vera e propria débâcle del sistema Paese in queste realtà”.
I quattro parlamentari dem ricordano, quindi, che “la disciplina vigente in materia afferisce ai decreti interministeriali del 31 dicembre 2002 e dell’8 maggio del 2015 che hanno novellato quanto disposto, originariamente, dal comma 4 dell’articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, ai sensi dei quali è disposta l’erogazione della retribuzione in euro a decorrere dal 1o gennaio 2003 limitatamente ai casi di nuova assunzione o di rinnovo del contratto in essere, ma che prevede la deroga da tale disposizione esclusivamente per i lavoratori di quei Paesi in cui sussiste una norma imperativa che preveda l’erogazione in valuta locale”.
“Allo stato attuale – riportano, infine, Di Sanzo, Porta, Ricciardi e Carè – non è stata prevista dall’amministrazione alcuna iniziativa di natura straordinaria atta a tamponare, per un breve periodo, le perdite significative di retribuzione maturate finora dagli impiegati a contratto nella prospettiva sia di salvaguardarne il potere di acquisto e la sicurezza sociale, sia di garantirne il prosieguo dell’operatività presso le sedi estere del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ed esorcizzare, in tal modo, un’escalation di dimissioni che – in ragione della cronica penuria di personale e dell’illegittimo sovramansionamento del personale a contratto attualmente in corso – assesterebbe un duro colpo alla tenuta operativa della Farnesina”.
A Tajani, quindi, chiedono “quali iniziative si intenda intraprendere per far fronte alle criticità in premessa e se non si ritenga auspicabile adottare iniziative di competenza per l’individuazione di un meccanismo di salvaguardia temporaneo atto a compensare lo svantaggio determinatosi con le oscillazioni di cambio dovute a contingenza emergenziale, attraverso la previsione di una indennità compensativa pari alla differenza tra il valore delle retribuzioni percepite prima dell’inizio della fase acuta del deprezzamento dell’euro e il valore medio delle retribuzioni percepite a decorrere da gennaio 2022”.