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Un miliardo per ripopolare i borghi e fermare l’inverno demografico
Tullio Zembo
Continua l’inverno demografico in Italia con 392.598 nuovi nati nel 2022. Quasi un terzo in meno del 2008. Si parla di 4 su 5 i comuni in cui si prevede un calo demografico entro 10 anni. Un inverno demografico che non risparmierà neanche le grandi città. Secondo gli i ultimi dati Istat circa il 2% in meno dell’anno precedente, in cui si era già registrato il record negativo dall’unità d’Italia e, come detto, addirittura quasi un terzo in meno rispetto al 2008, l’anno che ha segnato il picco delle nascite. Si parla di -31,9% nuovi nati tra 2008 e 2022.
Le conseguenze di questo inverno demografico porteranno la Nazione ad avere una popolazione in progressivo invecchiamento. Ma non saranno solo i comuni periferici a risentire di una denatalità mai vista. Anche nelle città e nei comuni ad alta densità abitativa, quasi 2 centri su 3, vedranno uno spopolamento. Infatti anche nelle grandi città è previsto un calo dei minori. Nel 2021 abitavano in Italia 59,2 milioni di persone, di cui circa 400 mila con meno di un anno di età. Un numero non perfettamente sovrapponibile, ma comunque coerente, con il numero di nati in quell’anno nel nostro paese. Lo 0,68% dei residenti in Italia ha meno di un anno, con ampia variabilità territoriale.
Un inverno demografico che non poteva non ripercuotersi anche nei borghi italiani. Infatti secondo Legambiente esistono circa 5.308 borghi in fase di degrado e desolazione. Una piaga sociale che avanza da decenni e che sembra non arrestarsi. I numeri non mentono: secondo Legambiente, il 72% degli oltre 8mila borghi italiani conta meno di 5mila abitanti e 5.627 di questi paesini si trova in un grave rischio abbandono. Il 55% del suolo italiano è composto da borghi con parchi naturali e aree protette. Una vera e propria ricchezza ambientale, archeologica e storico-culturale che caratterizza ogni regione del nostro Paese.
Secondo il censimento realizzato da un gruppo di ricerca Planet B si evince che la regione italiana con maggiore numero di comuni abbandonati è la Toscana. Seguita da Piemonte, Liguria e Sardegna. La deurbanizzazione ha colpito soprattutto la zona degli Appennini. Le Alpi resistono grazie alla loro economia basata su attrazioni turistiche e in attività sciistiche.
Non è bastato l’impegno da parte dei cittadini e dei vari enti culturali e associazioni ambientali. Infatti diverse associazioni di riqualifica si fermano spesso ai finanziamenti pubblici, operando in progetti a breve termine tentando di rivitalizzare un’area per una sola stagione.
La soluzione del Ministero della Cultura alle Regioni e alle associazioni è invece quella dell’imprenditorialità a lungo termine. Imprenditorialità che tiene conto delle varie risorse tecnologiche e che pone attenzione alle problematiche socio-economiche dei borghi italiani. L’ iniziativa è stata mossa dal Piano Nazionale Borghi, un bando promosso dal Ministero della Cultura molto diverso da quelli finora erogati. Secondo il censimento di Planet B, il 47% dei borghi italiani ha assistito all’abbandono a causa dello spostamento di popolazione dalla periferia alle città. Fenomeno, quest’ultimo, che riguarda 70 casi su 150.
Il bando per il ripopolamento dei borghi italiani è pari a 1 miliardo per il rilancio di 250 centri urbani minori. Il Piano Nazionale Borghi si concentrerà in progetti di rigenerazione culturale, sociale ed economica con interventi pilota. Interventi che punteranno su infrastrutture e servizi nuovi nel campo culturale, turistico, sociale e della ricerca. Una situazione che si cerca di risanare mentre la nostra Nazione sprofonda da un lato nella denatalità e dall’altro nell’islamizzazione come successo a Monfalcone, in provincia di Gorizia, dove si è assistito addirittura a bambine andare a scuola col burqa.
Un inverno demografico che rischia seriamente di essere la primavera di una vera e propria sostituzione etnica.